L’incredibile storia dell’Isola delle Rose, un film cento per cento italiano, distribuito sulla piattaforma Netflix dal 9 dicembre 2020.
Diretto da Sydney Sibilla (Smetto quando voglio) e prodotto da Matteo Rovere, è tratto da un’insolita storia vera nell’Italia sessantottina, che sa di eccezionale e bizzarro allo stesso tempo: un ingegnere italiano si mette in testa di creare un’isola dal nulla, nel bel mezzo del mare, indipendente da qualsiasi altro Stato già esistente, battezzandola, appunto, l’Isola delle Rose.
LA VERA STORIA DELL’ISOLA DELLE ROSE
Rimini 1968, l’anno della ribellione per antonomasia, anno in cui il cambiamento non sembrava solo utopia e i sogni potevano diventare realtà. Soprattutto se a muoverli erano i giovani. Mentre tutto il mondo si riuniva in massa e l’eco delle contestazioni nelle piazze dilagava da ogni parte, in Italia un ingegnere bolognese, Giorgio Rosa (1925-2017), portava avanti uno dei progetti più alternativi e rivoluzionari mai concepiti nel nostro paese: un’isola d’acciaio e cemento di quattrocento metri quadrati, a circa sei miglia dalla Riviera Romagnola. Non fu tanto il progetto in sé che passò alla storia, ma quello che esso rappresentava: un’utopia di Stato libero senza condizionamenti. Insomma una trovata alla hippy.
“Loro scendevano in piazza e incendiavano Parigi per un mondo migliore, noi quel mondo migliore lo avevamo direttamente costruito”
Giorgio Rosa.
L’ingegnere impiegò circa dieci anni prima di poter mettere in atto il progetto e tanti altri per completarlo. Nell’agosto 1967 l’isola venne aperta al pubblico e il 1 maggio 1968 fu proclamata Stato indipendente. Venne individuata una bandiera, furono prodotti degli originali francobolli e ovviamente istituita una lingua ufficiale. Nell’individuazione di quest’ultima ci si orientò per una che fosse quanto più libera e internazionale possibile, considerando che sull’Isola delle Rose approdavano persone non solo da Rimini e dall’Italia, ma da tutta Europa. Si optò per l’esperanto, una lingua artificiale creata nel 1887. In onore dell’inventore, il nome ufficiale dell’isola divenne Esperanta Respubliko de la Insulo de la Rozoj, ovvero: Repubblica Esperantista dell’Isola delle Rose.
Trovandosi in Italia, però, dovette fare i conti con la Repubblica italiana e con lo Stato Pontificio. Un binomio che non ammette interferenze nella gestione del potere, specie se questo terzo incomodo rappresenta una realtà indipendente. Motivo per cui questa esperienza utopica durò solo 55 giorni. Di fatto l’isola non venne mai riconosciuta dalle autorità come Nazione. Nel giugno del 1968 fu occupata dalle forze militari e, nel Febbraio del 1969, due tonnellate di esplosivo la fecero saltare in aria.
L’INCREDIBILE STORIA DELL’ISOLA DELLE ROSE: UN RACCONTO ITALIANO DALLO STILE ROCK AND ROLL
Il film si apre nella fredda Strasburgo. È il 10 novembre 1968 e Giorgio Rosa (Elio Germano) si trova di fronte al Consiglio d’Europa, determinato a farsi ascoltare e a far riconoscere legalmente la sua isola. Di fronte l’incredulità dei politici francesi, inizia il racconto dell’ingegnere, e parte così un lungo flashback. La laurea a Bologna, qualche invenzione non proprio riuscita bene – come la costruzione di un veicolo che non passa certo inosservato – e, per ultimo, il lavoro a Imola nel quale l’ingegnere alternativo è evidentemente sprecato. Così, dopo un’illuminazione, Giorgio si reca a Rimini.
Lì incontra un amico di vecchia data, Maurizio Orlandini (Leonardo Lidi), con il quale dà inizio al suo piano. Per evitare problemi con la legge, i due costruiscono la piattaforma a cinquecento metri dalle acque territoriali. Giorgio desidera vivere in una realtà in cui possa essere liberamente se stesso, un sogno personale che diventerà subito un’utopia condivisa. A loro si uniranno presto il naufrago Pietro Bernardini (Alberto Astorri), Wolfgang Rudy Neumann (Tom Wlaschiha), disertore tedesco rimasto senza alcuna cittadinanza nonché “re” delle feste nella Riviera Romagnola, e Franca (Violetta Zironi), una libertina incinta. Insomma, tutti personaggi in cerca di autonomia e indipendenza.
Ben presto la voce si sparge e “l’isola di acciaio” comincia ad essere invasa da turisti e ammiratori. Ricorda un po’ l’epica nave pirata di I love radio rock: stessa voglia di libertà, stessa ribellione, stessa fine. Anche l’Italia ha storie rock da raccontare. La notizia arriva fino all’Onu e, di conseguenza, il governo italiano si trova costretto ad agire. Quella realtà parallela sarà destinata a rimanere solo un’avventura estiva. Le forze della Marina Militare costringeranno i fantastici sei a rinunciare, ma non senza resistere pacificamente fino alla fine. Il sogno del giovane ingegnere si sgretolerà proprio davanti ai suoi occhi sotto le note di “Eve of Destruction” di Barry McGuire.
L’INCREDIBILE STORIA DELL’ISOLA DELLE ROSE È UN PRODOTTO ITALIANO DI QUALITÀ
Se non si trattasse di un evento realmente accaduto, L’incredibile storia dell’Isola Delle Rose probabilmente non avrebbe lo stesso effetto. Chiaramente il racconto è stato un po’ romanzato, con piccoli tagli e aggiunte rispetto alla storia originale, ma il risultato è coinvolgente e ci presenta la vicenda con la giusta dose di emozione, ironia e leggerezza. Al di là della storia, incredibilmente vera, tutta la sceneggiatura funziona molto bene. La fotografia, i costumi, il montaggio, fino ad arrivare alla colonna sonora, risultano convincenti e contribuiscono a creare un prodotto di qualità, apprezzabile da tutta la scena del cinema internazionale.
La scelta del cast non è da meno. Tutti i personaggi sono rappresentati con una vena vagamente caricaturale, e questo regala un tocco originale alla commedia. Elio Germano si cala bene nei panni dell’ingegnere bolognese, visionario e fuori dal comune, così come la giovane Matilde De Angelis interpreta degnamente il ruolo della tanto desiderata Gabriella. Inoltre troviamo Luca Zingaretti nei panni del presidente Giovanni Leone e Fabrizio Bentivoglio, il ministro Franco Restivo, colui che dichiarò apertamente guerra all’isola delle Rose. Per Bentivoglio, a mio parere, una delle migliori interpretazioni.
“L’ISOLA CHE NON C’È” TRA CRONACA E FANTASIA NELLA MENTE DEL REGISTA SYDNEY SIBILLA
All’epoca la stampa riteneva che l’Isola delle Rose fosse un progetto nato per traffici loschi. Un teatro con night club e giochi d’azzardo e addirittura una trovata sovversiva delle forze russe. A dispetto di ciò, all’epoca era un punto di riferimento per molti. In realtà nulla su quell’isola era davvero illegale e, proprio per questo, un’utopia del genere che diventa realtà non poteva che rappresentare una minaccia per il potere. L’epilogo lo conosciamo già.
Oggi, ciò che rimane è una breve pagina di storia italiana non molto conosciuta. In quel periodo, però, l’evento creò scalpore e provocò risonanza. Conseguentemente a questo episodio, infatti, l’Onu spostò il confine delle acque nazionali da 6 a 12 miglia in tutto il mondo. Il progetto fu vissuto come un esperimento e, se non fosse stato distrutto da terzi, forse sarebbe cresciuto. Del resto era prevedibile, e chissà se a lungo andare l’isola non avrebbe comunque finito per rovinarsi da sola. In fondo un’utopia non può durare per sempre. Lo diceva Bennato che un’isola “senza odio, né violenza, né soldati, né armi, forse è proprio l’isola che non c’è”.
Claudia Avena