Mötley Crüe – The Dirt: un biopic senza censure

“Questo film autobiografico tratto dal bestseller dei Mötley Crüe vede quattro disadattati di Los Angeles affrontare gli alti e bassi della fama del mondo musicale”.

 

Un’introduzione eloquente quella di Netflix e quanto mai significativa. Ma Nikki Sixx, Vince Neil, Tommy Lee e Mick Mars non erano soltanto un gruppo di reietti della città degli angeli durante l’inizio degli anni ’80. Anzi, è proprio a partire dal loro disagio che si aprì l’ennesima frattura nell’universo del rock.

Era il 1981: l’album Too Fast For Love (con la sua copertina che si rifaceva a quella di Sticky Fingers dei Rolling Stones) sanciva la nascita del glam metal. Un abbigliamento stravagante veniva mischiato a sonorità hard ‘n’ heavy. I Mötley Crüe partorirono un’estetica e un genere musicale che attraversarono l’intera decade, divenendo marchi di fabbrica degli Stati Uniti all’epoca della MTV generation.

Pionieri, dunque. Ma non solo: oltraggiosi. È il termine che calza a pennello per una band che, nel corso della propria carriera (durata dal 1981 allo scioglimento avvenuto nel 2015), ha dovuto affrontare, in ordine sparso: problemi con la legge, scandali di natura sessuale, abuso di stupefacenti.

Una vita al limite che The Dirt si pone l’obiettivo di mostrare al pubblico di nuova generazione.

 

 

Mötley Crüe – The dirt: La genesi del progetto

 

L’idea che chiunque potrebbe avere è che The Dirt sia stato prodotto in breve tempo per seguire la scia della fama raggiunta da Bohemian Rhapsody. Non è affatto così.  Originariamente, infatti, l’uscita del film, basato sull’omonima biografia del 2001, era prevista per il 2013. Data che è slittata fino al 22 marzo 2019 in worldwide streaming via Netflix, che acquistò i diritti per sviluppare il progetto circa un anno prima.

La regia è affidata a Jeff Tremaine, uno degli ideatori di Jackass. Scelta perfetta, si direbbe. La sceneggiatura, invece, a Rich Wilkes, già conosciuto per il cult Airheads-Una band da salvare.

Gli eighties fanno schifo, cazzo!

“Gli anni ‘80, il peggior cazzo di decennio nella storia dell’uomo. Yuppies, tastiere, stupidi tagli di capelli, balli di tutti i tipi. Dite di no. Cazzo, faceva schifo. Cosa fai quando nasci nel periodo sbagliato? Lo rendi tuo. E così, Sunset Strip divenne nostra”.

L’introduzione del film ci immerge dal primo istante in quella che sarà la linfa vitale del racconto. Ovvero, fare schifo. Infrangere le regole in ogni modo possibile è il diktat dei Mötley Crüe, sin dall’inizio. Fare party è un vero e proprio stile di vita, come emerge da una delle scene introduttive in cui comprendiamo che non ci sarà alcuna censura.

Mötley Crüe - The dirt

Una narrazione che sfonda la quarta parete

 

Tratto atipico, il racconto è affidato alla voce dei protagonisti. Essi dialogano con lo spettatore, narrando in prima persona le loro avventure. E lo fanno con autoironia e spiccato senso dell’umorismo. Si parte dal bassista e leader Nikki Sixx che descrive la sua infanzia travagliata, il suo fuggire dalla madre per approdare nella peccaminosa Los Angeles. Senza un dollaro in tasca e in cerca di fortune. Qui incontra il batterista Tommy Lee, un inguaribile romantico, a sua detta. Dopodiché, sarà il turno del vecchio del gruppo, Mick Mars, alla chitarra. Un flashback ci mostra quest’ultimo parlare con un medico della sua malattia degenerativa delle ossa, con cui è costretto tutt’oggi a combattere. Infine, Vince Neil, vocalist col vizio della lussuria arruolato da una cover band.

Mötley Crüe – The dirt: Contenuti espliciti, nessuna finzione

 

Solitamente, si è tendenti a pensare che un film abbia il compito non di descrivere la realtà, bensì di romanzarla per renderla attraente agli occhi di colui che sta guardando. Per i Mötley Crüe non c’è bisogno di inventarsi nulla. Gli intermezzi in cui vengono sniffate notevoli quantità di cocaina, o le scene incensurate di sesso occasionale, rappresentano solo la punta dell’iceberg. Cosa potrebbe esserci di più esplicito?

Potreste leggere del periodo in cui i Crüe fecero da spalla ad Ozzy Osbourne per il suo tour di supporto a Bark At The Moon. Oppure potreste informarvi di quando Vince Neil, in pieno stato d’ebbrezza, causò un incidente stradale che portò alla morte del batterista degli Hanoi Rocks e alla sua condanna ad un mese di carcere e 2 milioni e mezzo di risarcimento. Per non parlare della tremenda e documentata dipendenza da eroina di Nikki Sixx. Sono tutti eventi accaduti nella realtà che verranno rappresentati senza filtri nel corso della pellicola.

Mötley Crüe - The dirt

E la musica?

Droga, alcool, groupies e cronaca nera sono stati il contorno dell’esperienza ultratrentennale dei Mötley Crüe, i fattori che li hanno portati alla ribalta come una delle band più famigerata al mondo. Ma l’importanza che diedero alla musica non passò mai in secondo piano. Tanto che, nel 1998, acquisirono i diritti di tutte le loro precedenti pubblicazioni dalla Elektra Records.

Facendo un paragone, se Bohemian Rhapsody ci aveva lasciato ad occhi aperti con l’esibizione del Live Aid, The Dirt non farà altrettanto. Ci sarà una riproduzione live soltanto di alcuni brani, tra cui spicca l’energica Shout At The Devil tratta dall’omonimo album. C’è da aggiungere, però, che la colonna sonora di The Dirt ha fatto tornare in studio i Crüe, portandoli a registrare 4 nuovi pezzi: The Dirt (Est. 1981) con il rapper Machine Gun Kelly, Crash And Burn, Ride With The Devil ed una bizzarra cover di Like A Virgin di Madonna.

Una vita da Mötley Crüe

 

Ed ancora: se Bohemian Rhapsody era riuscito nell’arduo compito di emozionare i fan mostrando l’anima dei Queen, si può dire la medesima cosa per The Dirt, che è in grado di raffigurare con autenticità lo spirito e la vita dei Mötley Crüe. Cruda, malfamata, sconsiderata e sopra le righe (in tutti i sensi).

Riportando le parole di Doc, il loro manager, durante il film 

“avevo fatto da agente agli Scorpions, ai Bon Jovi, agli Skid Row, ai Kiss. Ero stato messo nella merda da tutti i tipi di persone mentalmente instabili, ma non ho mai dovuto sopportare quello che ho sopportato con i Mötley Crüe. Non erano come altre band che scatenavano un inferno perché pensavano che le rockstar dovessero farlo. I Mötley Crüe facevano cose stupide perché erano i Mötley Crüe”.

Saranno 108 minuti di pura follia. Garantito. Just give me the dirt…

Francesco Forgione

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