Highwaymen è un film targato Netflix, diretto da John Lee Hancock ed interpretato da due veterani del cinema americano: Kevin Costner e Woody Harrelson. Non è il tipico noir. Non è il canonico road movie. Ma non è neanche una semplice gangster story. Highwaymen, però, è tutto questo.
Trama
Bonnie e Clyde sono due giovanissimi e altrettanto pericolosissimi criminali. Scorrazzano per il Texas lasciando dietro di loro una scia di crimini. In due anni la polizia non è riuscita a fermarli, così, suo malgrado la Governatrice dello Stato decide di mandare due navigati ranger alla loro ricerca.
La coppia criminale
Di Bonnie e Clyde il cinema e la serialità televisiva se ne sono occupati a più riprese. Partiamo dal capolavoro di Arthur Penn, Gangster Story (1967) con Faye Dunaway e Warren Beatty, fino alla miniserie tv Bonnie e Clyde con Holliday Grainger e Emil Hirsh.
La storia, dunque, è più o meno nota: lui incontra lei, si innamorano e nulla va come previsto. Nel clima torrido del Texas e nella depressione sociale di quegli anni, i giovani criminali vennero presi come modello. Novelli “Robin Hood” che mostravano ai potenti la loro impotenza e ripristinavano le ingiustizie sociali.
Certo, questo nell’immaginario popolare di quegli anni. In realtà, Bonnie e Clyde spezzarono molte vite con freddezza, come se fosse un gioco.
Qualcuno doveva fermarli.
Ranger Story
Kevin Costner e Woody Harrelson si presentano così come ci si aspetterebbe dal film. Stanchi, dolenti, induriti ed incupiti dalla vita. È indubbio che il film si regga principalmente sulle loro spalle.
La pellicola, difatti, è incentrata interamente sul “versante” ranger. Il duo criminale non appare mai protagonista della scena. Sempre sfuggevoli, visti attraverso un riflesso o una foto sfocata, Bonnie e Clyde sono un fantasma, un mito da catturare.
Ed è proprio contro il “mito” che Frank Hamer (Costner) e Maney Gault (Harrelson) si trovarono costretti a combattere. Protetti dalle famiglie e amati dal popolo, nonostante la loro vita criminale, la giovane coppia assassina ha dato parecchio filo da torcere ai due vecchi ranger.
Obbligati al riscatto
Highwaymen si muove, come i suoi protagonisti, con solida lentezza. Non è e non deve essere un film di sparatorie ed inseguimenti (non che non ci siano). I personaggi interpretati da Costern e Harrelson hanno lo stesso intento: riscattare il proprio ruolo di Ranger. Ma quello che cercano non è un riscatto salvifico. Non possono fare altro.
Hamer, difatti, è consapevole che la propria natura è, drammaticamente, quella di un assassino. Presta al bene le sue “capacità” ma rimane tale e, come tale sa come catturare chi è come lui. Gault, invece – nonostante il suo tornare in servizio sia apparentemente motivato dalle difficoltà economiche – vuole ricostruire la propria identità. Come il collega, anche la sua è quella di un assassino piegato al bene pubblico.
Ciò si badi bene non vuol dire che non abbia umanità. Al contrario di Hamer, più freddo ed indurito dagli eventi, Gault, con una figlia e un nipote che lo aspettano a casa, fa di tutto per non essere come i criminali che insegue.
Un passato troppo remoto
I due Ranger incarnano un importante passaggio “generazionale”. Giovani contro vecchi. Glorioso passato contro incomprensibile presente. Questo non significa che il film si rivolga al “passato” con edulcorante nostalgia. Come già detto, i due protagonisti non sono personaggi del tutto positivi.
Hamer a Gault non capiscono il presente, non comprendono l’immagine “eroica” di Bonnie e Clyde, non si arrendono all’età. La coppia gangster riscrive il crimine, dettando inconsapevolmente nuove regole di condotta che, inquietantemente, non sono molto lontane da quelle che si vedono oggi.
Due opposti che operano su un terreno sconosciuto di negoziazione sociale e culturale. O, più semplicemente, l’adolescente che contrasta il genitore. Peccato che non si tratti dell’uscita serale, ma di morte e dolore. Le pedine in gioco, da entrambe le parti, spostano costantemente in avanti i propri limiti.
L’epilogo è noto: Bonnie e Clyde verranno crivellati di proiettili nella loro Ford. Vince la “vecchia guardia”, ma la vittoria è amara, affogata nel sangue. Due antieroi che contrastano due presunti antieroi, costruiti tali dai media. Un paese nel caos politico e giudiziario pervaso dalle lotte intestine tra forze dell’ordine. Una società affascinata dal “criminale romantico” per dimenticare la miseria che la circonda.
Highwaymen condensa tutto questo in circa due ore di film. E lo fa senza perdersi in giudizi spiccioli: tutti sono colpevoli di qualcosa più o meno grave, ma per cui dovranno pagare.
Leonardo Cantone