Il dissenso di Poppy: I Disagree accorpa, non allontana

Anno nuovo per tutti, album nuovo per Poppy. L’eclettica youtuber, psuedo influencer, cantante e genericamente ‘performer’ mette in scena, nel vero senso del termine, il suo terzo disco: I Disagree. Come e perché lo scopriremo a breve.

Alla ricerca del volto noto (trasfigurato): la curva artistica di Poppy, pseudonimo di Moriah Rose Pereira.

Per chi come me non è del tutto conscio del bagaglio musicale di Poppy, basti sapere che la ragazza nasce a Boston nel 1995, giusto in tempo per scansarsi le due icone alle quali viene costantemente accostata con questo ultimo lavoro: Madonna e Marilyn Manson. Il resto è ricerca, scoperta, scommessa ed azzardo. Però, in verità, un pizzico di Lady Ciccone e di Mr. Warner si può scorgere senza fatica nell’opera.

Partendo per sommi capi dall’inizio. Poppy è una presenza affermata sul social visivo per antonomasia, YouTube, sino a sbocciare in web series di successo. Ma non solo: attitudine alla J-Pop, con annesse immedesimazioni di ruolo, tanto da raggiungere le estreme conseguenze che la renderanno davvero nota sul panorama di genere. Più per la ‘presenza’ che per la ‘proposta’, almeno al principio.

Poppy ha vissuto immersa nella musica già da bambina, trovandosi forse in mezzo a due mondi quasi opposti: padre batterista rock e madre ballerina. La commistione di quanto detto ce l’ha praticamente nel sangue e riesce a trasformarla in musica con travolgente semplicità, nonostante l’idiosincrasia presupposta. Anche se, sfido chiunque, non è tutta farina del suo sacco… fa parte del mestiere e il video anteprima della traccia di apertura aveva suggerito qualcosina.

Cominciano gli anni venti del ventunesimo secolo, dopo il ‘jappo’ Poppy. Computer ed il ‘mieloso’ Am I A Girl? Arriva I Disagree. Il disaccordo sembra invece l’esatta unione del passato, con un ulteriore aspetto, ora ampliato.

Cosa attendersi da I Disagree? Probabilmente la domanda peggiore da porsi e porre pre ascolto. A posteriori elenco in ordine sparso: ballads alla carosello fallito; vena metallo paesano di estrazione ritmica, tipo djent o metal core; intervalli jappo-commercial di quelli che ti fanno venire in mente le scolarette tutte vestite uguali (ovviamente); una spolverata di industrial, senza grosse pretese ma con enormi auto conversioni mentali; strutture fuori ogni schema prevedibile, alla stregua delle atmosfere rave party/progressive, di quelli importanti, ma che durano poco; a contorno di questo pastone deforme ed ‘eretico’ l’impronta da pop star che permea ogni istante dell’album rendendolo uniforme, nonostante la digressione senza freno. In alcuni momenti sembra di sentire i Die Antwoord, ma forse nemmeno il duo sudafricano si sarebbe spinto fino a questo.

Ho letto sull’internet che se Billie Eilish è stata il fulgido lampo della trap/hip hop americani dello scorso anno, Poppy ne è quasi l’antidoto. Sono d’accordo. Pur restando in un contesto comunque main stream. Basta non dedicare troppe attenzioni alle lezioni di vita che velatamente la cantante elargisce e tutto fila liscio come l’olio.

Poppy - I Disagree

Poppy – I Disagree – copertina

Poppy – I Disagree.

Il titolo di questo terzo album, immerso nel clima in cui è nato, cresciuto e pasciuto, ha enorme senso. Sia per forma che per contenuti, evitando giusto qualche scivolata ora a dritta, ora a manca. Dieci canzoni ‘assurde’ (eppur musicali, melodiose) ma non troppo, ipnotiche ma con criterio, a tratti brutte che non si possono sentire ma, anche avendoci riflettuto per ore – mentre la riproduzione andava avanti, finiva e ricominciava – restituiscono un prodotto con forti basi commerciali, un’identità inamovibile e, soprattutto, stupefacente.

Mi rendo conto che dare forma all’idea sia complesso: immaginate quel compagno/a di scuola bruttino/a odiato da tutti ma che a voi, per qualche insano motivo, sotto sotto, piaceva. Piaceva tanto da osservarlo/a e riuscire a carpirne le qualità nascoste. Mistero della fede. Ma almeno qui ci sono chitarroni baritoni a nove corde, distorti come vuole il momento (tanti medi e tanto ‘croc-croc’) che ci fanno capire l’antifona sin da subito e, fidatevi, della voce, del rigo, del verso, della lirica non ve ne fregherà un benemerito.

Lp pazzesco I Disagree di Poppy, e può bastare così. ‘Accattatavillo’, ma se non volete, sentitelo su spotify che è open.

Mario Aiello

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