Una ballata del riscatto: ecco quali sono, a primo ascolto, le vesti in cui si presenta Moonlight popolare, l’ultimo pezzo di Mahmood assieme al rapper di Brebbia Massimo Pericolo.
Conosciamo ormai bene Mahmood grazie alla sua vittoria a Sanremo nel 2019, il singolo Soldi aveva scalato le classifiche divenendo Disco di platino di Italia e d’oro in Francia. L’album da cui il brano era stato estratto si chiama Gioventù bruciata e precede il successo dei singoli a seguire quali e Barrio e Rapide.
Moonlight popolare
Il sound che attraversa questo il testo di Moonlight popolare ci fa subito pensare all’electropop degli anni Ottanta, pieno di fumi colorati e di schegge di vetro brillanti. Un vero e proprio caleidoscopio musicale che Mahmood e Massimo Pericolo hanno saputo gestire con originalità, alternando le proprie strofe in un botta e risposta che li valorizza entrambi, ognuno nel proprio stile.
Ma dov’è quindi il riscatto in questo brano? Moonlight popolare più che narrarci una storia con un inizio e una fine ci mostra una fotografia, una diapositiva nella quale c’è qualcuno che guarda la luna dalla finestra di una casa popolare, caricando quello sguardo di tutte le speranze e i desideri per un futuro diverso dal presente. Chiunque potrebbe immedesimarsi in questa scena, soprattutto dal momento che ognuno di noi ha appena affrontato un lungo periodo in cui guardare fuori dalla finestra era il massimo dell’evasione concessa.
L’evasione del brano, però, riflette anche quella di tutti coloro che, costretti a crescere in contesti socialmente difficili, si ritrovano a poter finalmente guadagnare il proprio spazio, il proprio successo.
Non vengo da Bel Air, ma son nato qua
Chiedi agli amici tuoi che ho pagato
Che ho fatto di strano per esser passato
Dalla chiesetta alla Top 10
Senza cappottabile né papà
Un modo, quello di Mahmood in questa strofa, per dirci proprio che quel sogno lo ha conquistato da solo, arrivando alla Top 10 grazie alla propria arte. Un modello che riprende il concetto primordiale di “self-made” e che nella musica non è certo nuovo. Soprattutto nel contesto della cultura Hip-Hop, infatti, ricorre quella voglia salvifica di riscattarsi dalla povertà, dagli ambienti ostili, dalla violenza.
Long live the rose that grew from concrete when no one else even cared, scrisse Tupac in una sua nota poesia, poi reinterpretata musicalmente da altri artisti. E questo cemento, nel quale la rosa è cresciuta, lo ritroviamo tra i palazzoni del quartiere popolare descritto nel brano: La vedi pure tu, da sto quartiere in su, canta infatti Mahmood descrivendo la luce della luna che si infiltra tra le architetture popolari, quasi come a dipingerle d’argento. Non a caso, il videoclip della canzone (a cura della regista Martina Pastori per “Maestro production”) gioca proprio sui cromatismi del blu notte e del bianco lucente. Sembra così di ritrovarsi nella versione colorata e distopica dei cortili parigini de “La Haine”.
L’attacco del rapper Massimo Pericolo, artista divenuto noto con il singolo 7 Miliardi, rappresenta una deviazione piena di rabbia ed energia all’interno del brano. Se Mahmood aveva accennato poeticamente al sentimento del distacco dal reale, Massimo Pericolo arriva dritto al punto nel verso: Bella, fra’, metti Google Maps, vola via dalla tua città, riassumendo in questa metafora attuale e concreta la voglia di fuga e libertà.
L’artista si profila di verso in verso, con un climax in pieno stile gangsta rap, come la nemesi di Mahmood: se per quest’ultimo la luce nell’oscuro è lo zaffiro-luna, per Massimo Pericolo a brillare nel buio è soltanto lo sparo di una Glock. Un continuo gioco di forze, quindi, tra la poesia calma nella voce di Mahmood e quella di strada di Massimo Pericolo. Due campi semantici in apparente contrasto che hanno dato vita, invece, ad una hit che ha tutte le carte in regola.
Potremmo quindi aspettarci che il prossimo album dell’artista di Milano sia ricco di altre collaborazioni interessanti come questa, nonché di melodie particolari a cui ha già abituato le nostre orecchie con i singoli precedenti. Per ora, possiamo dire che questo resoconto un po’ soul e un po’ electropop delle origini, dei destini e delle rivalse di entrambi gli artisti sia pienamente riuscito.
Alessia Santoro