Fiumi di parole, com’è ormai consuetudine, hanno accompagnato la scomparsa da questa dimensione terrena di Alfredo Cerruti, “anima” degli Squallor insieme a Giancarlo Bigazzi, Daniele Pace e Totò Savio, oltre ad essere ricordato come produttore discografico, autore, attore e…fidanzato di Mina.
Le parole di Renzo Arbore si perdono in un mare di pubblicazioni che si sono sfidate a colpi di aneddoti, oscurando l’atto più bello che si possa fare quando un creativo non c’è più: mantenere in vita le sue creazioni. E gli Squallor sono un culto che non ingrigisce mai, ma rappresentano anche una vulgata di sofisticazioni lirico/musicali in napoletano, troppo spesso relegate ad una nicchia di appassionati.
Meriterebbero un respiro certamente più ampio in termini di pubblico, ed è emblematico comprendere quanto il percorso artistico degli Squallor sia seminale per tanti altri cantautori e musicisti nostrani. Nel 2013 Michele Rossi e Carla Rinaldi realizzarono il docu-film (disponibile su Vimeo) “Gli Squallor”, ripercorrendo le tappe cruciali della carriera di questa ghost-band tutta espressioni colorite e sessualità. Tra le scene, prima del congedo finale, c’è spazio per il tributo più bello: una performance collettiva sulle note del grande simbolo degli Squallor, “Cornutone”.
Tra gli altri, Franco Califano, Vinicio Capossela, Caparezza, Marco Masini, Gigi D’Alessio, Stefano Bollani, Federico Zampaglione, Peppino Di Capri, Raiz degli Almamegretta, Giuliano Palma, Tullio De Piscopo, Rocco Tanica, Gianfranco Marziano e Federico Salvatore si cimentano in un dialetto dalla pronuncia tutt’altro che banale.
Un simbolo che nobilita la reale portata di questa meravigliosa ed unica realtà artistica.