Tra gli ultimi freddi di febbraio si è fatto spazio “Rendez-vous”, il nuovo disco di Delmoro.
A circa due anni di distanza dall’extended play d’esordio, “Balìa”, l’artista udinese propone (per Carosello Records) dieci brani che suonano pop mediterraneo. L’invito, tutto francese, ad incontrarsi, racchiude un concept fatto di fascinazioni da dancefloor; una voce intensa (che mi riporta mentalmente a Rick Astley) canta di relazioni e nostalgia su groove alla Hercules and Love Affair. È il cantautorato dei ricordi, di testi che non rinunciano alla profondità indossando pregiate trame sonore che guardano alla italo house ed a quelle belle estati tra anni ’80 e ’90.
Una prova discografica decisamente proiettata alla primavera, e (ce lo auspichiamo) ad una degna estate. Abbiamo parlato direttamente con Delmoro del suo “Rendez-vous”.
Delmoro – Rendez-vous – L’intervista
Ciao Mattia, puoi raccontarci com’è nato “Rendez-Vous”? Avevi in mente di pubblicarlo prima o ha seguito la progettualità che avevi prefissato?
Tendo a scrivere sempre e non fermarmi, quando ho iniziato a vedere il nucleo di partenza di quello che sarebbe diventato Rendez-vous era l’inizio del 2020, quindi il disco è stato colpito in pieno dalla pandemia. L’uscita ha avuto una posticipazione, ma quando abbiamo visto che le cose non erano (e non lo sono ancora) semplici da prevedere, abbiamo deciso di uscire comunque il 19 febbraio.
Continuiamo a vivere giorni (e settimane) caratterizzati dal distanziamento. Il grosso rischio è che ci stiamo abituando a vivere così; “Rendez-Vous” è anche un invito a ricordarci delle connessioni umane?
La musica per me è sempre un ricordo, che sia di una cosa accaduta ma anche in un’accezione di “ricordarsi di…”, ovvero uno stimolo, una spinta. Forse non abbiamo bisogno di ricordarci delle connessioni umane, mi sembra che ce le ricordiamo ancora bene e ci mancano, è forse un invito a non mollare.
Il versante sonoro rispecchia, nella sua cura, l’intera identità del progetto: credi che una delle vie più fattibili per approcciare il cantautorato sia di collegarlo ai suoni più elettronici da dancefloor?
Credo che il cantautorato, da genere caratterizzato anche sonoricamente, abbia invaso tutti i territori della musica italiana, e questo per me è molto bello. C’è questa idea di poter coniugare il proprio mondo sonoro con la cura dei testi e Rendez-vous è semplicemente la mia versione di questo connubio.
Com’è nata l’idea dell’artwork? Sembra una rappresentazione “visiva” molto aderente al sound di “Rendez-Vous”.
Per tutto il lato visivo collaboro con Rachel J. Bullock, e tutto il mondo di Rendez-vous ruota attorno ad un luogo, quello in cui passavo le estati da ragazzino: Lignano Sabbiadoro. La riviera adriatica c’entra anche con il suono del disco, visto che riprende una certa house italo ’90.
Hai in programma qualche evento digitale per promuovere il disco? Quali sono i progetti in cantiere con la tua etichetta?
È ancora molto difficile fare previsioni e la cosa più dura è proprio la mancanza di progettualità in questo momento, quindi per ora stiamo ancora aspettando di vedere un po’ di luce. Gli eventi in digitale non sembrano fornire un’alternativa interessante per il momento.