EXUVIA: Caparezza tra passato e presente

L’attesa è finita. I fan di Caparezza avranno un nuovo album da ascoltare e sviscerare: quattordici brani più cinque skit, brevi testi recitati che fungono da introduzione e da sintesi alle altre canzoni. A distanza di tre anni dall’ultimo lavoro in studio (Prisoner 709), il genio di Molfetta ritorna con Exuvia segnando un’altra tappa decisamente importante del suo percorso artistico. 

Sapevamo che sarebbe tornato quando il nove ottobre scorso, il giorno del suo 47esimo compleanno (come precisato, le sue apparizioni non sono mai casuali), ha rotto il silenzio sui social annunciando l’arrivo di un nuovo disco.

Poi l’uscita dei due singoli, “Exuvia” il trentuno marzo e “La Scelta” il sedici aprile, con una serie di curiosità sull’album e sui testi delle canzoni, per darci un’idea di ciò che avremmo ascoltato.

Premetto che nell’approcciarmi a questo nuovo lavoro di Caparezza mi viene difficile essere oggettiva in quanto condizionata dalla grande stima che nutro nei suoi riguardi e per le sue opere. Detto ciò, credo si possano riconoscere aspetti di Caparezza che mettono in luce il suo valore artistico indipendentemente dal gusto personale. Exuvia lo dimostra.

I suoi album sono altamente comunicativi e intelligentemente creativi. Ti portano a scoprire di più, ti invitano a riflettere con leggerezza, che non è mai scontata, vuoi per lo stile rap vuoi per l’immagine dietro al personaggio dalla capa rezza.

DENTRO EXUVIA

 

“Exuvia” è il termine per indiare ciò che rimane del corpo di alcuni insetti dopo una “metamorfosi”, ovvero l’abbandono della vecchia pelle che assume la forma di una membrana trasparente.

Il titolo è accompagnato nella copertina da un simbolo semplice ma ben studiato. I due cerchi — uno grande e l’altro piccolo — indicano due condizioni, quella presente e quella futura, collegate da spirali, simboli di morte e rinascita in molte culture. Insomma, sembra di assistere ad una sorta di rito iniziatico, come d’altronde egli stesso sottolinea.

Una sensazione che il disco, musicalmente e visivamente, ci trasmette.

È proprio di metamorfosi ciò di cui Caparezza ci sta parlando. Un passaggio e un cambiamento lungo e non privo di turbamenti di cui è il protagonista e che prevede un’evasione da una condizione verso un’altra, in cui “far perdere le proprie tracce”.

Un percorso cominciato già con “Prisoner709” in cui affronta temi e preoccupazioni simili, dove con Exuvia pare vederci chiaro.

CAPAREZZA

Dentro Caparezza

 

Andando avanti con gli anni i suoi lavori, a cominciare da “Museica”, sono stati definiti più “maturi”. Di sicuro presentano una scrittura più introspettiva. Evidentemente, ha necessità più di analizzare se stesso che la società e le sue ipocrisie, anche se ancora le due cose si incontrano (“Come Pripyat”).

L’analisi interiore rende i testi delle sue canzoni anche più ermetici. Per cui talvolta capita di sentirsi disorientarti e straniti di fronte a parole apparentemente prive di senso e “messe a caso”. Allora hai due possibilità: ti puoi fermare lì e decidere che non fa per te, oppure spingerti a capire il significato recondito. Così scopri che gli accostamenti sono tutt’altro che banali, che proprio quando pensi di aver capito ti stai sbagliando.

In “Canthology” i riferimenti ai suoi album precedenti, dal giovane “?!” del 2000 al “Il sogno eretico”, fino a “Prisoner 709” del 2017, sono espliciti. Guarda al passato musicale con un certo distacco ma senza rinnegarlo del tutto. Fatta eccezione, forse, per la fase Mikimix che proprio non riesce a digerire. In “Campione dei novanta” dice “che fortuna fu la mia rovina” o “dio benedica gli anni zero” riferendosi agli anni in cui avvenne il passaggio da Mikimix a Caparezza.

Come emerge in “Fugadà”, uno dei conflitti che lo ha accompagnato è quello tra “pubblico” e privato. Preparo le valigie, tu prepari i Kleenex. Non devi consolarmi, non è il fine Perché voglio isolarmi, come Fidel”. Non fa in tempo ad uscire allo scoperto che subito pensa a “fuggire” di nuovo? Come se, da una parte, uscire in pubblico gli creasse in un certo senso confusione, credo per via del suo tentativo di evitare quelle logiche del successo che lo schiaccerebbero. Dall’altra, però, c’è il bisogno continuo di esprimersi attraverso la musica e la sua creatività, cosa che un palco gli garantisce.

Più volte nei suoi concerti ribadisce, ringraziando comunque tutti affettuosamente, di come i fan non devono fare di lui un idolo. Caparezza difficilmente accetta le etichette. In “Azzera Pace” dice “Diranno di me quel tipo Azzera pace”, che anagrammandolo o semplicemente leggendolo al contrario viene fuori “é Caparezza”.

Dalla fine all’inizio

 

Il cambiamento di cui parla è mostrato come inevitabile e naturale, da cui non si può prescindere. Ecco perché nello skit “Pi Esse” che segue “Il Mondo Dopo Lewis Caroll”, l’immagine del coniglio bianco non corre frettolosamente ma, al contrario, sembra essere stanco. Lo Zeit! (tempo in tedesco) è un amico-nemico con cui fare i conti perché inesorabilmente passa. “Chiedere conto dell’età diventa un tabù”. In un’intervista Caparezza ha affermato che sta facendo i conti con i suoi anni e ciò che portano con sé. Della serie “se arriva Larsen te lo devi tenere”.

Il tempo viaggia pari passo con l’unica cosa certa di fronte la quale non c’è “scelta”: la morte, che nel penultimo brano impersona, mettendo davanti al fatto compiuto l’uomo e invitandolo a non sprecare la vita.

Ma niente paura perché non è arrivata ancora la fine. Exuvia è solo una rottura, a questo punto inevitabile, con il passato, ma prevede un nuovo inizio.

caparezza

L’arte nell’arte

 

Ancora una volta Caparezza non trascura nulla. Pensa a tutto, cura il dettaglio, dai testi ai video che realizza. Pensa, scava, crea, cita. La sua è una ricerca filosofica, artistica e stilistica.

Caparezza è un artista che si serve dell’arte per tirare fuori un prodotto di valore. Già avevamo visto in Museica i chiari riferimenti al mondo dell’arte figurativa. In Exuvia l’ispirazione spazia da artisti della musica, del cinema — da Fellini a Stanley Kubrick — alla letteratura (Leopardi a Carroll) fino alla mitologia. Esempio è la scultura realizzata da Tony Cassanelli raffigurata sul retro del suo album, che ci tiene a mettere in luce. Ed ancora due featuring con artisti interazionali, con i quali crea confronti stilistici e artistici. Contamina e si lascia contaminare, questa volta scegliendo Matthew Marcantonio, del gruppo rock Demob Happy, e Mishel Domenssain, cantautrice messicana.

L’arte, non a caso, è un tema. Un filo conduttore e una chiave di lettura dell’album. Nel brano “El Sendero” la eleva ad àncora di salvezza di fronte ai dubbi e l’insoddisfazione.

“Arte mi devi guidare, fa uno sforzo. Di’ alla natura di vegliare sul mio percorso”.

O ancora in “Eyes Wide Shut” marca il conflitto tra ciò che siamo e ciò che creiamo attraverso l’immagine delle maschere che, a dispetto di quanto si possa pensare, sono da salvare perché frutto di espressioni artistiche e non simboli di ipocrisia. “Se togli l’arte dal mio mondo è solo un posto banale, ricorda: Art is better than life“.

Il risultato, insomma, è ancora una volta un concept album dove ogni tassello si incastra perfettamente.

Caparezza parla ed esce poco allo scoperto, ma quando lo fa signori azzittisce tutti.

Annunciate anche le date del tour 2022, adesso non ci resta che aspettare di vedere cosa sarà capace di fare sui palchi, come metterà in scena tutto questo. Già ci è sembrato di capire che si assisterà ad una performance un tantino teatrale.

Claudia Avena

Caparezza – Exuvia

Tracklist

Canthology – feat Matthew Marcantonio

Fugadà

Una voce ( skit)

El Sendero- feat Mishel Domenssain

Campione Dei Novanta

La Matrigna (skit)

Contronatura

Eterno Paradosso

Marco e Ludo (skit)

La Scelta

Azzera Pace

Eyes Wide Shut

Ghost Memo (skit)

Come Pripyat

Il Mondo Dopo Lewis Carroll

Pi Esse (skit)

Zeit!

La Creta

Exuvia

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