Le certificazioni FIMI cambiano. L’annuncio arriva direttamente dalla Federazione Industria Musicale Italiana: dalla prima settimana del 2022, nel conteggio per i dischi d’oro e di platino (sezione singoli) non saranno più valide le attuali soglie; il conteggio per il disco d’oro passerà da 35mila a 50mila copie vendute; per il disco di platino si passa da 50mila a 100mila unità.
Restano invariati i computi per la sezione album & compilation, con il disco d’oro e quello di platino fissato rispettivamente a 25mila e 50mila copie.
Certificazioni FIMI: perché cambiano le soglie dei dischi d’oro e di platino?
Le ragioni, spiegano i diretti interessati, sono da ricondurre alle mutate condizioni di mercato. Solo nell’anno 2021 (che ha ancora circa otto settimane da computare alle vendite discografiche), il numero delle certificazioni per i singoli è più che raddoppiato. Il confronto del più recente biennio ha mostrato una sostanziale stabilità delle certificazioni per gli album (156 in totale nel 2020 con 80 oro e 52 platino, 163 nel 2021 con sempre 80 oro e 50 platino); mentre l’aliquota dei singoli è balzata da 360 a 733 (nello specifico, oro da da 220 a 407, platino da 96 a 190, doppio platino da 31 a 71, triplo platino da 9 a 38).
Legittimo, quindi, l’aggiustamento deciso dalla FIMI, anche in rapporto alle politiche internazionali finalizzate a creare un sistema univoco di quantificazione dischi venduti: un’inflazione di certificazioni porterebbe le stesse a svalutarne il “prestigio”, per quanto possano essere ancora fumosi i meccanismi dei conteggi che la FIMI realizza in collaborazione con GFK.
Come si calcolano le certificazioni FIMI?
Dall’avvento della musica digitale, infatti, il sistema integralmente basato sulla vendita delle copie fisiche ha dovuto adattarsi in primis ai download (legali) ed in seconda battuta allo streaming.
Negli ultimi dieci anni si è sviluppato quindi il concetto di unità equivalente; ogni copia (fisica, in teoria) venduta equivale ad un determinato numero di download o di ascolti in streaming. Proprio gli ascolti su Spotify e affini nel corso del tempo si sono dimostrati annosa questione; in un primo momento si conteggiavano anche quelli degli account gratuiti, mentre adesso per ratificare i dischi d’oro e di platino si considerano solo le utenze premium che ascoltano almeno 30 secondi del singolo brano.
Da qui, il calcolo totale che porta la FIMI a rilasciare le certificazioni.
Quali sono gli scenari di questo cambiamento?
Le certificazioni possono aiutare a comprendere, fra addetti ai lavori e stampa, quale sia il successo commerciale di un prodotto discografico. Possono inoltre essere utili a rendere più appetibile al pubblico un prodotto in sede di promozione; inoltre si prestano bene, a chi è bravo con nozioni elementari di matematica, per “i conti del salumiere” e capire (almeno in parte) la resa economica di un disco o di un singolo.
Servono a poco altro. Sono attestati di merito che arrivano a posteriori, nel corso dei mesi; non sempre rispecchiano la cifra artistica di un’opera o la sua reale “presa” sugli ascoltatori.
Il dato certo è che le nuove soglie spingono il numero di copie vendute necessario a conquistare le certificazioni a limiti che ci portano molto indietro indietro. Precisamente, al quinquennio ottobre 1994 – giugno 1999: in pratica dal 2022 avremo i numeri più alti da oltre venti anni a questa parte. Questo è un bene. Questo significa che non tutto lo streaming viene per nuocere, e la gente sta effettivamente ascoltando musica con rinnovato interesse. Il risvolto della medaglia dimostra come sia però complicato fare confronti fra certificazioni in tempi diversi: il singolo “Stormi” di Iosonouncane, ad esempio, è stato certificato disco d’oro nel 2019 (a tre anni di distanza dalla sua release ufficiale), quando “bastavano” 25mila copie.
Ora non rientrerebbe nei parametri, men che meno a partire da gennaio 2022. La hit di Colapesce e Dimartino, “Musica Leggerissima”, a luglio ha tagliato il traguardo del quadruplo platino: pubblicata un anno dopo, ne avrebbe “solo” due.
È tutto molto aleatorio, le statistiche sono relative, ed i quadretti che la FIMI distribuisce risultano buoni sulle pareti quando bisogna prendersi un po’ di (meritata?) gloria. Parafrasando una canzone del duo siciliano presente nel loro disco “I Mortali”: “paese che vai, certificazioni che trovi“.
“I Mortali” è un disco collaborativo tanto bello quanto denso di significato. Tuttavia, non ha la minima certificazione FIMI.
Riscoprire l’importanza dei dischi collaborativi: l’esempio di Colapesce e DiMartino