La pandemia sta ammazzando la cultura. Questo era chiaro fin dal giorno zero e non c’era bisogno di chissà quali professionisti per appurarlo. La criticità principale è che il Covid ha acuito quelle dinamiche tossiche già consuete sul territorio nazionale, tra artisti “che ci fanno tanto divertire” e centri di aggregazione sociale che chiudono nel disinteresse di istituzioni e (buona parte) del pubblico.
La simbolica istituzione della prima “Giornata Nazionale dello Spettacolo” per il 24 ottobre 2021 è stata accompagnata da un comunicato a firma del ministro della cultura Dario Franceschini i cui toni finiscono per nascondere sotto al tappeto i numeri di una crisi inarrestata e, pare, inarrestabile. Eccone un estratto.
Questo appuntamento (…) arriva simbolicamente nel momento in cui i luoghi dello spettacolo cominciano a ripopolarsi. (…) Grazie all’attenta politica di ristori, realizzata in costante dialogo con i lavoratori, è stato possibile scongiurare la perdita di figure professionali così importanti. A questa è seguita un nuovo sistema di welfare che ha pienamente riconosciuto lavoratrici e lavoratori dello spettacolo.
I numeri della crisi di consumi culturali nel 2021
Ad inizio anno avevamo tirato le somme di un 2020 quale annus horribilis per gli spettacoli e la cultura; nonostante le timide e parziali riaperture, nonostante il green pass, il 2021 rischia di segnare nuovi record negativi.
Quelli sviluppati dalla SIAE ad oggi sono certamente dati parziali, ma nella loro incompletezza risultano eloquenti:
-69,29% di eventi regolarmente svolti;
-72,90% di ingressi registrati (a causa delle restrizioni in atto);
-70,86% degli ingressi e -71,55% della spesa al botteghino per l’attività cinematografica;
-70,71% degli ingressi -78,45% della spesa al botteghino per l’attività teatrale;
-83,19% degli ingressi e -89,32% per la sola attività concertistica dal vivo;
tali numeri sono frutto di uno studio relativo al più recente biennio non ancora concluso in rapporto agli introiti del solo anno 2019. Di questo passo, l’Italia dovrà fare a meno di un intero settore economico e non ci sarà giornata celebrativa a riportarlo indietro.
I numeri dei consumi culturali nel 2020, la risultante di un’ecatombe sul piano professionale.