I napoletani Kafka Sulla Spiaggia hanno pubblicato lo scorso 23 Settembre il loro secondo long playing, La Storia Una Storia, distribuito dall’etichetta campana Octopus Records.
L’album è costituito da dieci canzoni che riprendono gli assiomi già rodati della band e ne sviluppano altri sotto forma di ‘pop d’autore’. Il connubio perfetto tra la proposizione articolata, sentimentalistica del cantautorato italiano e la modellazione scevra di arzigogoli che, invece, identifica il concetto più basilare del termine ‘pop’.
Operazione riuscita, ma il viaggio parte da lontano, ripercorrendo l’intera vita artistica dei Kafka Sulla Spiaggia. Propositi, mission ideologica e compagnia cantante annessa.
La Storia Una Storia: panoramica sulle tracce.
Assodato l’intaglio ‘canta-autore’ della produzione, l’opera tende a corrispondere sensazioni sempre più amplificate quanti più ascolti le si concedono. Dal punto di vista emotivo riesce letteralmente ad afferrare lo spettatore. Complice una forma mai spigolosa e la fortuna di chi sa farsi apprezzare. Basta una leggera predisposizione.
Si comincia con Amaro In Bocca dettando fin da subito alcune regole algebriche che domineranno ogni singola canzone. In primis il duo complementare delle chitarre: da una parte l’acustica al servizio della ritmica, ora strimpellando, ora arpeggiando; dall’altra una elettrica, esecutrice di arrangiamenti sempre molto conditi. Tra contrappunti clean (puliti) e digressioni distorte, molto poco distorte, in gergo si dice “una punta di overdrive”. Perfette.
Segue il basso, predominante nelle sue frequenze ma non invasivo. Sapientemente miscelato tra riff morbidi e presenza acustica. Colla.
Quadrato chiuso dalla batteria, frizzante, che si spinge oltre il canone composto di uno strumento troppo spesso relegato a mero ‘metronomo’. Grazie.
In ultima, ma non per ultima, la voce di Luca Maria Stefanelli sulla quale magari varrebbe la pena spendere due parole in chiusura.
Capitolo a parte, secondo me, il discorso su tastiere e synth intrapreso dai Kafka Sulla Spiaggia. Marginali, se posso permettermi.
Come Lo Vedi guarda indietro nel passato dei protagonisti, analizzando aspetti tautologici di ricordi ormai vissuti. Tutti i ‘se’ o i ‘ma’ non cambieranno quanto è stato. L’assolo di chitarra poteva essere sviluppato con maggiore dovizia di particolari.
Ken Do Onaini, singolo pubblicato in Giugno. Vanno delineandosi anche i meccanismi che regolano il rapporto lui/lei. La band lo fa con un flusso di parole scorrevole, melodioso, compito, pur mantenendo una linea semplice, evitando di ampliare in modo sproporzionato il registro linguistico nei testi. Il tutto gira sul perno della malinconia, attaccato ad un filo di ironia.
La Vecchia Storia credo sia l’antefatto storico che genera l’evento temporale auto conclusivo caposaldo dell’LP. Il racconto ci rende spettatori di una relazione quasi terminata. In stasi negli attimi prima che accada qualcosa, il momento in cui comincia il treno dei ripensamenti e dell’hyper thinking. Interessante l’indizio che suggerisce un legame costruito attraverso l’estetismo. A me è bastata la parola per fare voli pindarici. Suggestivo.
Comete è tra le canzoni migliori della selezione. Intima, sommessa, quasi swing, ma di quelli lenti, evocativi. Le voci ‘doppiate’ aiutano ad immergersi nella figura astratta attraverso il riempitivo vocale che concepiscono. Il resto lo fanno le tastiere.
“Non esiste se la cerchi” è l’illogico su cui si fonda la retorica di La Più Bella Del Mondo. Rappresenta l’occasione che si rende reale solo nel momento in cui si manifesta, assieme alle contraddizioni e le controverse espressioni di sé. Sta a noi capire come fare per afferrarla, qualunque cosa sia.
Antistaminico sfrutta una buona base melodica, forse la meglio riuscita, di quelle che si ricordano facilmente. Purtroppo la volontà da parte dei Kafka Sulla Spiaggia di rendere solenne ogni finale di La Storia Una Storia comincia a pesare sull’emotività di chi, ascoltando, riesce a decifrarlo. Non è detto che i crescendo generino automaticamente pathos, non sempre sono funzionali, spesso sono prolissi (non in questo caso) e, soprattutto, pare debbano sublimarsi per forza in qualcosa di emotivo.
La voce incantevole di Fabiana Martone è il vero tocco in più nella canzone Il Poeta Della Neve. Bella canzone, c’è poco da argomentare. Personalmente sono attratto dalle collaborazioni che apportano migliorie, anche se si tratta di affiancare un timbro sonoro e poco altro. Il fine giustifica e chiarisce i mezzi utilizzati.
Il ruolo di spartiacque è stato affidato senza pensarci due volte al brano Nemico Nemico. Sostenuto, chitarre distorte (timide, ma distorte) e piglio crudo. Il tema è quello delle contrapposizioni innaturali che, però, causano vitale equilibrio. Il bianco e il nero, la luce e l’ombra: gli opposti vicendevolmente necessari.
Conclude l’esperienza Zitto. Pezzo sui generis che mette in evidenza tutti gli interpreti dei Kafka Sulla Spiaggia. Proprio tutti, nessuno escluso, li ho elencati poco fa. Riproduzione lunga che mira alla suggestione sonora, senza tralasciare la voce che riesce a contornare la composizione donandogli comunque una forma ‘canzone’.
… due parole da spendere in chiusura.
La Storia Una Storia è un disco che esprime alcuni concetti chiave, riscontrabili nei testi dell’opera. Tra i meglio descritti c’è il tema della scelta. L’individuo che opera delle decisioni come reazione a quanto gli accade o gli sia successo in precedenza. Intraprendere una strada, anziché un’altra, come conseguenza anche delle proprie sensazioni ed esperienze. Il fattore sentimentale gioca una parte consistente ma non totalizzante. Assist esemplare per chi non si trova a proprio agio con argomentazioni blindate su pochi concetti ‘amorosi’.
L’impronta musicale è molto ben definita, forse troppo. Il sussulto arriva con giusto un paio di digressioni, nemmeno tanto estreme, volendo. La voce è l’elemento che ne risente maggiormente, forse per la sua natura ‘fine’, tendente al racconto, mai spigolosa, perennemente ancorata nella propria zona di comfort. Probabilmente si tratta dell’unico neo, nonostante sia coerente e profondamente incastrata nei meccanismi dei Kafka Sulla Spiaggia, gli ingranaggi che fungono da motore portante della band. I buoni risultati sono sotto gli occhi di tutti, in fondo.
In definitiva: l’album si esprime con naturalezza e maturità. Escludendo sovrastrutture inutili ed ingombranti la compagine partenopea riesce a veicolare messaggi chiari, adornati da un flusso di parole funzionali ma semplici. Gli arrangiamenti sono ricchi, articolati il giusto, propedeutici alla linea melodica dal connotato ‘pop d’autore’. Scusate se è poco.
Mario Aiello