Summertime vs Skam: la nuova ondata di teen drama made in Italy

Con l’uscita della più recente Summertime e della quarta stagione di Skam Italia, il ritorno dei teen drama è ormai definitivo. Che vi piaccia o meno, fatevene una ragione.

Le serie televisive che hanno come protagonisti i problemi adolescenziali, in versione ridotta o “allunga brodo”, sono parte del nostro immaginario da tempo immemore. Nel corso degli anni siamo stati più abituati a seguire le vicende di prodotti Oltreoceano ed Oltremanica. A partire dagli anni Novanta, in un modo o nell’altro, si sono succedute nelle nostre vite le americane Dawson’s Creek, Beverly Hills 90210, l’amatissima The O.C. e la britannica Skins.

Questo tipo di racconti non sono mancati in patria, ma hanno avuto risonanza minore. I Ragazzi del Muretto e I Ragazzi della Terza C non hanno avuto lo stesso successo delle straniere citate, ma sono riuscite comunque a fare breccia nel cuore degli italiani.

E poi, chiunque dica di non aver comprato Cioè, per appendere in camera i poster degli artisti bellocci, mente. Le generazioni cambiano, gli schermi pure, ma forse l’affetto che lega lo spettatore ad un personaggio televisivo in cui riconoscersi è ancora una costante.

In questa scintillante primavera di reclusione dunque i giovani adolescenti (ma forse non solo) hanno seguito con tanta passione le storie dei ragazzi di Summertime e hanno atteso il prosieguo della versione italiana di Skam.

Una domanda sorge spontanea: in entrambi i casi, ne è valsa davvero la pena?

 

Summertime

SUMMERTIME 

Cesenatico, riviera romagnola. Spiaggia, sole, amori persi e passioni ritrovate. La chiamavano estate. In tre mesi senza scuola, divisi tra lavoro, riposo e turisti vaganti, al centro dei riflettori ci sono Summer (Coco Rebecca Edogamhe) e Ale (Ludovico Tersigni). I due si incontrano per caso ad una festa, si innamorano a prima vista, ma sono sommersi da problemi che coinvolgono famiglia e amici.

Summertime è composta da otto episodi, distribuiti da Netflix. Sulla carta la miniserie è ispirata a Tre metri Sopra il Cielo di Federico Moccia, ma in apparenza non ci sono molte similitudini. La buona riuscita della prima stagione fa già presagire la realizzazione di una successiva.

Inoltre, il protagonista maschile ha prestato il suo volto anche per il ruolo di Giovanni Garau in Skam.

SKAM 

Partendo dall’omonima serie televisiva norvegese, sia per titolo che per trama, Skam è la webserie di genere teen drama più seguita degli ultimi anni. Al centro ci sono le storie di un gruppo di giovani liceali romani, con le difficoltà che la vita quotidiana comporta.

Il tutto è inquadrato in maggior parte dallo schermo di un telefono, tramite lo scambio di messaggi. Sono state realizzate quattro stagioni di Skam Italia e in ognuna ci si è concentrati su uno dei protagonisti in particolare. In questi nuovi dieci episodi l’attenzione si è spostata su Sana (Beatrice Bruschi).

Dopo la fine della terza stagione la serie era stata annullata, ma dopo qualche mese è stato annunciato un ritorno, grazie alla collaborazione tra Netflix e TimVision.

skam italia

SUMMERTIME VS SKAM, LO SCONTRO INEVITABILE 

In questa primavera grigia e cupa, dunque, le due serie tv hanno portato “luce” sui computer portatili di numerosi spettatori. Un confronto-scontro tra le due è inevitabile.

Come sappiamo Summertime è appena nata ed è alla sua prima – e sicuramente non ultima – stagione. Nonostante i suoi colori sgargianti e la sua leggerezza, non ha superato la prova del nove dei cliché, di cui è piena fino all’orlo. La storia narrata non lascia altro che una visione spensierata. In un certo senso gli episodi, però, dipingono quella che è la tipica estate italiana sia nostra che degli eventuali villeggianti. La solita, trita e ritrita, estate, i cui ricordi futili si cancellano in poco tempo. Eppure, delle emozioni che quest’anno ci sembrano lontanissime.

Nonostante il mio storcere il naso, la serie televisiva è stata un grande successo e c’è attesa per il seguito. Un dato che forse permetterà allo spettatore di creare un legame emotivo con i protagonisti.

Ottima riuscita anche per la quarta e forse ultima stagione di Skam Italia. Della serie si è parlato molto e sembra essere quella più in grado di dipingere e immortalare le giovani generazioni contemporanee.

Sempre con gli occhi attaccati al cellulare, ma con dilemmi irrisolvibili, questi ultimi dieci episodi hanno superato il livello qualitativo dei precedenti. Primo motivo tra tutti il tema del “diverso” posto al centro, così come è avvenuto in egual modo anche per la versione norvegese.

Protagonista, dunque, di questo nuovo ciclo è Sana, la ragazza musulmana considerata un misterioso punto interrogativo da tutti i coetanei. È importante trasmettere tale tipo di messaggio in un teen drama. Questo aspetto rende anche i più giovani consapevoli e disponibili verso il temibile “altro”, in una società che sembra andare nella direzione opposta.

Sia in Summertime che in Skam non c’è una sceneggiatura particolarmente brillante, ma nella norma del prodotto. Le scenografie sono sicuramente l’aspetto che le rende più piacevoli all’occhio. E trattandosi in entrambi i casi di collaborazioni Netflix sapevamo già a cosa andare incontro.

Di sicuro a questo punto ci si chiede quale delle due ne esca da vincitrice in questa sottospecie di battaglia. Non può che essere Skam. Tutto ciò a livello strutturale, ma senza dimenticare l’età del pubblico.

                                                                       

SUMMERTIME VS. SKAM | LA MUSICA DEI “GGIOVANI” 

La faida generazionale la rimandiamo a qualche riga più in basso, dopo aver discusso dell’aspetto musicale di Summertime e Skam.

Una delle miniserie (più sitcom che teen drama) perdute tra i meandri della memoria è Via Zanardi, 33. Ecco, quei ventiquattro episodi andati in onda nel 2001 sono rimasti iconici grazie alla presenza dei Lùnapop, sia per la sigla da loro firmata che per alcune comparsate.

In Italia funziona ed ha sempre funzionato più o meno così: si prende una band già conosciuta per consolidare il legame tra schermo e spettatore. Nel resto del mondo, invece, l’obiettivo è stato spesso quello di proporre scenari impopolari e portarli alla ribalta.

L’esempio più memorabile è stato quello in The O.C. in cui abbiamo ritrovato i giovanissimi Killers, i Subways oppure i Rooney. Band che hanno acquistato un successo strepitoso in seguito, soprattutto nel caso della prima citata.

Non perdiamo, però, il fulcro del nostro discorso. Le due serie tv Summertime e Skam  di cui stiamo analizzando i particolari hanno messo al centro la musica attuale, la cosiddetta musica “indie”, già integrata dallo spettatore medio.

Sullo sfondo delle vicende di Skam nel corso delle stagioni ci sono stati brani da Calcutta alla Dark Polo Gang e numerosi altri. Negli ultimi episodi tra le scene si è distinta Non sei tu di Gazzelle. Quel “ma che ne sanno gli altri” del ritornello è ormai diventato una sorta di inno dell’incomprensione dei nuovi “ggiovani”.

Una lancia va scagliata in favore di Summertime, dato che Giorgio Poi si è occupato della colonna sonora. E oltre le presenze fisiche di Raphael Gualazzi e dei Coma_Cose, si percepiscono tra le righe non solo hit tormentoni, ma anche, tra i tanti, dei validissimi Germanò, Bartolini. Ringraziamo Giorgio Poi per questo regalo.

COME SI FA A VIVERE LA MODERNITÀ SENZA FARE SCHIFO?

Insomma, sembra che Skam sia ritenuta una delle migliori visioni in serie degli ultimi anni. Ma non da tutti. Una fetta di pubblico l’ha considerata infantile. Normalità se gli anni liceali sono passati da un pezzo e non c’è l’interesse di accostarsi a questo tipo di storia.

È un’abitudine frequente affermare che le nuove generazioni non siano all’altezza delle precedenti e della propria. Devo ammettere di non essere proprio la persona adatta per negare questa constatazione.

Per i teen drama, a differenza di altre serie televisive, è importante considerare la generazione di cui si sta parlando. Questo perché alla base c’è il concetto di immedesimazione verso uno o più personaggi specifici.

Lo scontro tra generazioni è una presenza costante nelle nostre vite. Più di venti anni fa gli Afterhours sui giovani d’oggi ci “scatarravano” su. E quasi sei anni fa Tommaso Paradiso e i suoi TheGiornalisti si chiedevano “come si fa a vivere la modernità senza fare schifo?”continuando con “i giovani di oggi si vestono di merda”.

Questo fenomeno si ripeterà sempre. Diremo che “ai nostri tempi” era tutto migliore e disdegneremo le nuove abitudini. E io forse sarò in prima linea ad urlare “Via dal mio giardino”. Ma sarà davvero giusto così?

 

Assunta Urbano

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