Gli ANNI ’90: Come nasce un idolo Hip Hop

Nei nostri appuntamenti precedenti con le pagine storiche più significative dell’Hip Hop abbiamo visto le radici imprescindibili di questo grande movimento e quali sono stati i nomi rilevanti degli anni Ottanta e dei primi Novanta.

Entriamo ora nel pieno degli anni Novanta, quando, nonostante le critiche delle autorità, nonostante i tanti genitori infuriati e le radio che si rifiutavano di passare alcuni brani, l’Hip Hop fece il suo ingresso nel mainstream, determinando il successo enorme del genere e rendendolo, intorno al 1997, ufficialmente quello più venduto.

Gli artisti di quest’epoca hanno portato il rap verso gli stili che sono tuttora prevalenti e hanno fatto sì che prendessero piede diversi sottogeneri locali, a loro volta padri di forme musicali in voga oggi, come la Trap.

Vediamo allora i nomi che hanno fatto di quest’era la più controversa, discussa e feconda della storia dell’Hip Hop.

NAS

La carriera di Nas (pseudonimo di Nasir), classe 1973, inizia intorno al 1991 quando compare nell’album dei Main Source Breaking Atoms. Tre anni dopo sarà il suo album d’esordio Illmatic a incoronarlo e a renderlo da lì in poi uno dei simboli maggiori dell’Hip Hop. Mtv lo inserì al quinto posto tra gli artisti rap migliori di tutti i tempi.

Cresciuto nelle case popolari di Queensbridge, una località newyorkese nata come quartiere operaio ma presto trasformatosi in ghetto, a soli quindici anni abbandona la scuola per dedicarsi completamente alla musica, a cui si era già avvicinato attraverso la danza pochi anni prima, e continua così ad istruirsi da solo attraverso la lettura dei libri.

 

NAS

Gli amici di vecchia data, che come lui erano cresciuti tra i suoni dell’Hip Hop degli anni Ottanta, raccontano che ascoltarlo durante i freestyle, mentre improvvisava le sue rime, era come vederle prendere forma sul serio, come guardare dei fotogrammi in serie di ciò che narrava. In queste testimonianze si può già cogliere la potenza lirica di Nas che lo ha sempre contraddistinto.

Nel 1994, infatti, quando uscì, Illmatic venne accolto come una vera e propria raccolta poetica. Il lirismo sublime dei testi vestì Nas da poeta urbano e l’impatto che la sua figura ebbe fu irreversibile. Riusciva a raccontare le realtà intricate e dure della periferia senza lasciare indietro concetti quali la speranza, la proiezione verso il futuro o il ricordo di tempi migliori.

Nel 1996, invece, esce il secondo album, It Was Written che segna la svolta commerciale dell’artista, già precedentemente invitato dalla Columbia Records a dedicarsi a produzioni di stile più spendibile. Due singoli estratti dall’album diventano immediatamente delle hit, intrise di suoni orientati al crossover pop. Parliamo di If I Ruled the World e di Street Dreams.

 

Nas aveva portato il rap ad un livello superiore, come se avesse imposto un nuovo stile in cui la narrazione della strada prevale e vince, dove gli schemi virtuosi delle rime portano messaggi di forte coscienza e consapevolezza dal quartiere al grande pubblico. Insomma, siamo davanti ad un esempio in cui la parola ha un valore supremo, tanto da rendere un artista rap un simbolo eterno.

 

SNOOP DOGG

Esordì con uno degli album più famosi del panorama storico dell’Hip Hop (Doggystyle). Lui è Snoop Dogg, una figura così simbolica da non aver bisogno di presentazioni.

Nasce nel 1971 in California, dove trascorre un’adolescenza piuttosto turbolenta ritrovandosi così a passare alcuni periodi nei penitenziari, soprattutto in seguito al suo ingresso nella banda dei Crips, storica gang delle strade di Los Angeles.

Snoop Dogg

 

Si fa notare da Dr. Dre intorno al 1993: la sua personalità e le sue rime in pieno stile G-Funk fanno colpo e viene inserito nelle registrazioni di The Chronic, album uscito sotto l’etichetta della Death Row Records, con cui collaborerà sino alla fine degli anni Novanta. Sempre nello stesso anno esce Doggystyle, con diciotto tracce che consacrano Snoop Dogg come paladino di un genere a metà tra il Gangsta rap e il Funk rap.

Il disco vende più di quattro milioni di copie e l’artista diventa un idolo. What’s my Name e Gin and Juice sono i pezzi simbolo dell’album, con il loro sound accattivante, a volte aggressivo, ma allo stesso tempo pieno di euforia e di solare autocelebrazione.

 

Le tematiche di questi brani, come anche degli altri presenti nel medesimo disco, spaziano dagli affari violenti alle donne, dall’atmosfera di menefreghismo a quella del materialismo. Nel 1996 Snoop pubblica il secondo album: siamo sempre in fase Gangsta rap e in piena diatriba tra West e East Coast. Tuttavia, da lì a poco abbandonerà la Death Row al pari di Dr. Dre attraversando un periodo estremamente difficile a causa di una condanna per omicidio, dopodiché inizierà una fase di nuove collaborazioni e di sperimentalismo.

Nel 2000 fonda una sua personale casa discografica, la Dogg House Records. Successivamente collabora con artisti provenienti da altri background musicali (Red Hot Chili Peppers e Limp Bizkit) e si dirige verso sonorità più reggae. Pensiamo ad esempio al singolo La La La del 2013.

La sua figura è nota anche per le innumerevoli serie televisive o pellicole cinematografiche in cui è apparso. Ricordiamo ad esempio il personaggio piuttosto rappresentativo che interpreta in Training Day, film di Fuqua del 2001.

Siamo di fronte, in fin dei conti, ad una vera e propria “rapstar”, la cui vita piena di avventure, guai con la legge e fama continua ad affascinare gli ascoltatori. Anzi, la sua biografia scritta esiste e si intitola “The Doggfather”, e il fatto stesso che il sottotitolo dica hardcore truths of Snoop Dogg racchiude bene l’attitudine del nostro.

 

 

Tupac

TUPAC

Il 13 settembre del 1996 è, per eccellenza, la data che segna la mitizzazione di un artista Hip Hop, il simbolo di come ciò accada e di come il nome di un rapper possa divenire eterno, al pari dei suoi pezzi. Si tratta del giorno in cui morì, a soli venticinque anni, Tupac Amaru Shakur, noto al mondo intero semplicemente come Tupac.

È tuttora considerato uno dei personaggi più influenti del panorama Hip Hop, nonostante la sua carriera sia stata breve e concentrata. Di lui si parla come di un rapper atipico. Carismatico, controverso, impegnato nella causa afroamericana, appassionato di poesia, lettore di Shakespeare e di Edgar Allan Poe. Ma allo stesso tempo coinvolto in episodi violenti e attore principale sul palco del Gangsta rap. Grazie alle sue capacità di scrittura, ai suoi modi di raccontare empatici e metaforici, Tupac ha elevato questo sottogenere a un livello superiore per complessità e profondità, facendo anche sì che andasse ben oltre ai confini dei ghetti americani.

Sua madre, celebre attivista delle Pantere Nere, si ritrovò in carcere ancora incinta di lui con l’accusa di cospirazione. Una volta libera, crebbe suo figlio da sola e in mezzo a tante difficoltà. Per questo motivo Tupac le dedica, nel 1994, il pezzo intitolato Dear Mama (presente nel suo terzo disco, Me Against The World).

Nonostante fosse nato a New York, trasferitosi a Los Angeles dopo aver frequentato una scuola d’arte in cui si era distinto per la sua creatività, divenne presto l’incarnazione dell’atmosfera della West Coast e delle sue lotte.

Si era allontanato da casa e da sua madre quando lei cominciò a fare uso di crack. Vivendo da solo comincia a dedicarsi totalmente al rap. Un giorno si imbatte in Leila Steinberg, celebre ballerina e cantante, la quale gli offre una casa in cui stare e non solo: notando il suo potenziale, diventa la sua manager. È lei a trovargli un lavoro per i Digital Underground, il gruppo rap per cui Tupac trasportava le strumentazioni. 

Poi succede qualcosa: il giovane artista comincia a farsi notare sul palco durante il tour del gruppo, registra i primi pezzi e nasce il suo primo album, 2Pacalypse Now, prodotto dalla Interscope. Dopo i primi successi, tutto cambia quando Suge Knight si interessa a lui. Si tratta però di un personaggio piuttosto oscuro, coinvolto in attività criminali.

Nei primi anni Novanta, Tupac si ritrova anche accusato di violenza sessuale (dichiarandosi sempre innocente) e condannato a quasi cinque anni di carcere. Sarà proprio Knight a pagare la cauzione a patto che lui firmasse per la Death Row. Uscito di prigione, Tupac è ufficialmente un protetto di Knight, il quale comincia a gestire tutti i suoi affari.

Prendono piede da qui una serie di avvenimenti sospetti e criminosi. Nel frattempo, anche le guerre tra gang di East e West Coast degenerano in una violenza estrema. Il primo disco a uscire sotto il nome della nuova casa discografica e in questo contesto così caldo è All Eyez On Me, dal successo a dir poco esplosivo.

Tuttavia l’aria attorno a Tupac e a Knight si era fatta pesante. In più interviste è Tupac stesso a lasciar intendere di volersi tirare fuori da quegli ambienti: era convinto che sarebbe stato ucciso.

Non a caso, una volta dichiarò che il destino di ogni afroamericano che cambia il mondo era quello di morire per mano di qualcuno. Il prezzo da pagare per essere divenuto un personaggio temuto, rispettato, famoso.

Così il 7 settembre del 1996 viene raggiunto da alcuni proiettili mentre è in auto per le vie di Las Vegas. In ospedale resiste qualche giorno e riprende conoscenza una sola volta prima di morire la mattina del 13 settembre stesso.

Oggi il suo volto è ovunque si accenni al rap o alla musica afroamericana in generale. La morte prematura ha contribuito a trasformarlo in un’icona: vi lasciamo allora sulle note di Ghetto Gospel, uno dei brani più ricordati e toccanti.

 

Alessia Santoro

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