Il 20 settembre, ventiquattro ore prima del suo quarantasettesimo compleanno, Liam Gallagher pubblica con la Warner Records il suo nuovo lavoro Why Me? Why Not. Sono passati solo due anni da quando ha intrapreso la carriera da solista con l’uscita di As You Were, il 6 ottobre 2017.
Tuttavia, il cantante (ormai anche cantautore) inglese non si è fermato neanche un istante. Due dischi e due anni in giro per il globo. E non sono mancate all’appello tappe italiane.
Quest’estate ci sono stati il Medimex a Taranto ed il Collisioni Festival a Barolo. A febbraio 2018 è approdato a Milano e Padova. Lo stesso anno, purtroppo, i fan hanno dovuto chiedere il rimborso per le date di Conegliano Veneto e della Capitale. La motivazione dell’annullamento è stata proprio la realizzazione del nuovo disco. A differenza della data del 2017 all’Home Festival di Treviso cancellata per maltempo.
Insomma, adesso Why Me? Why Not è uscito e Liam Gallagher freme dalla voglia di recuperare le date perse. Roma e Milano, nuovamente a febbraio ma 2020, saranno le protagoniste di due live strepitosi.
L’album, però, ha diviso il pubblico. C’è chi l’ha apprezzato allo stesso modo del precedente e chi non l’ha stimato.
WHY ME WHY NOT | PART ONE
La prima evoluzione di questo disco consiste nel fatto che il frontman diventa allo stesso tempo anche co-autore, insieme a Greg Kurstin e Andrew Wyatt.
Why Me? Why Not si apre con Shockwave un pezzo accattivante, forse il più potente dell’intero lavoro. Un ottimo inizio, in linea anche con il percorso di As You Were. Sicuramente per creare questo legame, il brano è stato anche il primo singolo pubblicato (6 giugno).
Liam Gallagher is back in the city. È decisamente tornato in città e vuole urlarlo ai quattro venti. In Shockwave si canta di una libertà raggiunta: “but hallelujiah I feel free”. Non si può che presagire al meglio.
One Of Us è la canzone che tutti i fan aspettavano da tempo. Il video strappalacrime è stato pubblicato il 28 agosto, il giorno in cui esattamente dieci anni prima il gruppo si è sciolto. Lo sconsiglio ai cuori deboli.
Il video dipinge perfettamente il testo. Non solo noi siamo nostalgici dei tempi andati con gli Oasis, ma primo tra tutti lo è lo stesso ex-frontman della band.
“C’mon, I know you want more / C’mon and open your door / After it all you’ll find out / You were always one of us / Act like you don’t remember / you said we’d live forever”
Inutile dire che il destinatario di questo pezzo – e di molti altri – sia il fratello Noel, insieme agli istanti vissuti sul palco e non. Più che una dedica, è un’ulteriore richiesta di riportare in auge gli Oasis, coscio del fatto che la band abbia avuto un impatto significativo nel panorama musicale mondiale.
La scia malinconica prosegue in Once. C’è una differenza rispetto a One Of Us: qui Liam Gallagher sembra comprendere che il passato non ritornerà. Forse i momenti speciali non sono destinati a ripetersi più di una volta, per l’appunto Once.
I toni si tingono di colori più tenui. Dalla nostalgia si passa ad uno spensierato canto affettuoso. Non poteva mancare in Why Me? Why Not una canzone indirizzata alla figlia ritrovata. Now That I’ve Found You è, infatti, un dolce omaggio a Molly.
L’atmosfera diventa più accesa e movimentata con Halo.
“Nobody can follow me, baby / but I don’t mind”
WHY ME? WHY NOT | PART TWO
Siamo alla metà di Why Me? Why Not con la sesta traccia che conferisce il titolo all’intero lavoro. Questa scelta rivela una fondamentale ispirazione di tutta l’opera. Why Me? e Why Not sono due dipinti realizzati da John Lennon, che lo stesso Gallagher personalmente possiede. È inevitabile notare che ci sia una tangibile propensione verso il lavoro dell’ex-Beatle. Lo stesso aspetto è presente anche in Alright Now.
Si prosegue con The River e Gone. Nel lavoro c’è un’attenzione notevole alla produzione, unita ovviamente ai testi ed alla musica.
Why Me? Why Not è un mini-viaggio non solo nella carriera artistica di Liam Gallagher ma anche nei suoi principali ascolti musicali. Nei pezzi aggiunti nella versione deluxe, Invisible Sun e Misunderstood, si mescolano l’ammirazione per John Lennon, il passato da Beady Eye ed il periodo Oasis post-Duemila.
Il disco volge al termine con toni più pacati. C’è la consapevolezza di non poter intraprendere nuovamente in due questo percorso e di doversi rimboccare le maniche. L’ultimo brano è Glimmer, che resta un po’ oscurato ed inosservato rispetto alle precedenti mine inserite nel lavoro complessivo.
PERCHÉ LIAM? PERCHÉ NO?
C’è una maturità profonda in questo disco di Liam Gallagher, molto più rispetto ad As You Were. Chiunque negli scorsi anni l’abbia inquadrato unicamente come frontman dovrà rifare i conti con se stesso.
Il secondo album da solista dimostra che l’artista è disposto a regalare il massimo ai suoi spettatori, ma soprattutto rappresenta la sua crescita.
C’è una buona alternanza tra ballad e pezzi più movimentati. I paragoni con l’impresa di due anni fa vengono spontanei. As You Were sicuramente è più immediato e le canzoni restano maggiormente impresse. Why Me? Why Not, a mio avviso, necessita di un maggior numero di ascolti per essere apprezzato. Non c’è la stessa rabbia del 2017, si tratta di un percorso differente.
Potremmo quasi vedere l’album uscito il 20 settembre come un sequel del precedente. Il racconto di una stessa storia, ma con uno sviluppo interno.
Why Me? Why Not è Liam che scopre di potercela fare anche senza Noel. Si distacca dal britpop di As You Were per avvicinarsi a dei suoni rock più classici e meno sporchi.
Del fratello maggiore effettivamente non ha bisogno. Tanto per fare un esempio: i biglietti parterre del concerto di Liam Gallagher, che si terrà il 15 febbraio in Capitale al Palalottomatica, sono terminati da circa un mese. Noel Gallagher, invece, l’anno scorso, all’Auditorium di Roma, non ha fatto registrare un gran numero di presenze, nonostante il luogo avesse capienze minori. Insomma, parlano i fatti, il fratello maggiore starà pure sperimentando ma i fan non sembrano gradire molto questo nuovo percorso.
Lavori come As You Were e Why Me? Why Not rendono ulteriormente l’artista una certezza nel panorama rock ‘n’ roll. Non sarà il disco migliore della (sua) storia, non alla pari dei capolavori di metà anni Novanta, ma si tratta di un album valido e coerente con il suo percorso.
In ogni caso, mi pare ovvio che una reunion non sia improbabile ma di sicuro alquanto lontana. Negli ultimi dieci anni senza gli Oasis, tuttavia, abbiamo avuto tre dischi di Noel Gallagher con i suoi High Flying Birds (più un EP in uscita a breve), due di Liam Gallagher da solista e due con i Beady Eye.
Ci aspettano sicuramente altre sorprese. Staremo a vedere.
Assunta Urbano