Il DNA di Ghali raccontato nel nuovo disco

Ghali, con DNA, è al suo secondo LP propriamente detto. Varrebbe la pena elencare opere e omissioni dello stiloso cantante ma, forse, è meglio una premessa.

Ghali e l’insolita filosofia della distribuzione di contenuti fuori schema.

Il trapper milanese ci ha da sempre abituato ad una produzione costante, spesso slegata dal concetto sia di ‘album’ che di ‘singolo’. Le uscite ‘quando pronto’ e senza preavviso hanno caratterizzato tutta la prima fase della sua carriera da solista. Quando hai qualcosa da dire e non pensi in termini di marketing. Speriamo non perda la vocazione.

Dunque, Youtube è stato il mezzo che, di fatto, ha creduto in lui più di tanti produttori (esecutivi) italici. Due nomi? Fedez e Guè Pequeno. Giusto per citare gli stessi che la voce dalle treccine colorate ha chiamato in causa durante un’intervista poco prima della presentazione di DNA.

Ed eccolo lì, adorato dai ragazzini, dai giovani e anche dai genitori dei primi. Ghali ha in breve tempo conquistato una buona fetta di pubblico sfruttando pochi elementi, ma ben strutturati, oltre all’auto-tune e al talento che è innegabile.

In primis – e DNA ne rappresenta l’ulteriore fulgido esempio – il piglio internazionale di suoni e composizioni. Ciò ha forse fatto da spartiacque in Italia, almeno nel settore mainstream. Quello che un tempo erano ‘americanate’, con lui hanno assunto un altro peso specifico, senza rinunciare agli orpelli e soprattutto alla pomposità. Non si tratta solo di featuring più o meno telefonate o della lista infinita di produttori che hanno contribuito con beat o linee armonico-melodiche. Quelle non mancano mai e men che meno qui.

Altro fattore caratteristico è l’influenza stilistica, sia di generi che di musiche. Anche se nato e cresciuto nel quartiere milanese di Baggio, Ghali ha sempre dato non trascurabile rilevanza alle proprie origini tunisine. Sia la lingua che le musicalità arabe sono sfumature ricorrenti nelle sue opere e riesce sempre a ritagliargli uno spazio peculiare. Tant’è che per mesi abbiamo canticchiato Habibi senza sapere cosa volesse dire. Ma in questo la scuola ce l’ha fatta con Wily Wily. Quasi un totem di inclusione, omaggiato pure da Roberto Saviano.

Ghali

Ghali da ‘Album’ a ‘ DNA’: viaggiare lontano per tornare a Milano.

Come dichiarato dallo stesso autore una volta concluso il tour di Album (2017), il desiderio di vacanza e la necessità di cercare ispirazione per trovare nuove cose di cui parlare ha preso il sopravvento. Nei mesi prima del lavoro in studio che ha dato vita a DNA i viaggi di Ghali lo hanno portato a girare per l’Europa, l’America e l’Africa.

Parte di queste esperienze vengono trasposte nelle canzoni. Focus specifico sulla sonorità internazionale del nuovo disco. Non si contano i producer (artistici) attivi dietro il progetto, quasi uno per pezzo. Quatto i featuring: Salmo, Soolking, Tha Supreme e Mr Eazi. Cioè: Italia entroterra ed isole, ‘vecchia’ e ‘nuova’ guardia; Algeria/Francia con orecchie orientate verso il vecchio continente; Africa nera post moderna, dal più ampio respiro internazionale.

Alla fine ho pensato che per la tale mole di temi e richiami, non sarebbero bastate quindici canzoni. Ma non è tutto oro ciò che luccica, qualcosa si è perso per strada e anche a fronte di una proposta varia e stratificata, non mancano momenti ridondanti. Sbavature imputabili, a mio parere, alla distanza tra pezzi dall’impronta urban e club rispetto ad altri meno in ghingheri. Inezie.

DNA: panoramica sulle tracce.

I testi sono costellati degli ormai classici argomenti di genere. La differenza la fa il punto di vista che sa essere effimero in superficie eppure profondo nel dettaglio. Quindi: soldi assai e come spenderli, momenti di ristrettezze, genitori arrestati, madri in difficoltà, amici che tradiscono, altri che non ti abbandonano mai, party con donne, fumare a tutte le ore della notte e così via. Nonostante la litania, vi assicuro che Ghali non cade nella banalità del primo approccio, quello prevenuto, come il mio bassissimo esempio voleva confermare. Questo per i meno avvezzi, per coloro che si soffermano alla scorza.

Giu x Terra è il richiamo per darsi appuntamento. Le frequenze basse sparate e costanti già mettono in chiaro le cose. Preludio per la ormai nota Boogieman (feat. Salmo). Attitudine club anni novanta con Salmo che spiccia di giustezza il resto. Il singolo esce quasi a ridosso del Sanremo ma niente paura, tanto Ghali non partecipa, è ‘solo’ super ospite alla serata finale, quella della finta caduta dalle scale.

La title track DNA apre musicalmente il sipario alla vena pop che era stata comunque ampiamente preannunciata. Canzone scacciapensieri. Non a caso segue Good Times che, nel groviglio di sano egoismo giovanile, si bea delle buone atmosfere sparando a zero sulle negatività che potrebbero disperderle.

Jennifer (feat. Soolking) è la dedica per una donna speciale. Atipico anche l’accosto. Meno scontato il seguito 22:22. Le canzoni seguono un filo logico, quasi come fossero l’una conseguenza dell’altra. Si denota fortemente il processo creativo dell’artista ora impegnato a raccontarsi in maniera autentica. Annotazioni dal passato, Fast Food è uno dei raccoglitori che le custodisce.

Marymango (feat. Tha Supreme) gode dell’influenza del featuring al punto di far pensare che il pezzo sia del giovane trapper romano, non di Ghali. Canzone duale, si divide in due parti ben distinte. Finita l’anarchia è il momento del primo singolo uscito in Novembre, cioè Flashback. Non mancano gli spunti per osservazioni di natura sociale e, in parte, politica. Si parla di immigrazione irreale, quella degli italiani che sono costretti alla speranza dello Ius Soli.

Ghali

Che succede al B-Side di DNA?

Con Combo (feat. Mr Eazi) mi aspettavo dosi mastodontiche di eclettismo. Mi sono dovuto ricredere restandoci pure male. Ritmo reggaeton e… poco altro. Extasy sulle prime conferma il trend in flessione di DNA. Apparentemente il meglio è già stato proposto. Per fortuna una parziale smentita arriva subito con Barcellona che smorza il clima con una sorta di ballad (?).

Buone nuove a pochi passi dal finale, Cuore a Destra riprende le piccole sfumature arabe mescolandole a sentori spagnoleggianti. Il connubio, pur su una struttura ritmica abusata, funziona. Anche Scooby si esprime riproponendo influenze filtrate e rielaborate. Purtroppo i contenuti, arrivati ad oltre una dozzina di brani, appaiono appannati e appagati. Non inverte la rotta Fallito, ultima della selezione.

Ghali, l’acido desossiribonucleico può essere una cosa seria.

Non basta la sigla DNA a fugare ogni dubbio.

Sarò breve: Ghali ha il dono di dare vita alle canzoni che scrive. DNA segue la scia di quanto fatto negli anni addietro e rilancia con una più matura forma di racconto, sincera e meno velata. Il disco nella sua interezza è meno responsivo nella seconda parte, mentre la prima non solo ha la forza per risollevare le defaillance, ma soverchia corrispondendo sonorità variegate e potenti. Il taglio club/urban troverà risposta anche in contesti ‘nuovi’ ma gli sarà complesso riproporre le featuring live. Particolarissima quella con Tha Supreme in Marymango.

Ghali è tornato, anche se non è mai realmente andato via.

Mario Aiello

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