Che delusione, alla fine la colonna sonora di Liberato sono solo due canzoni
Ho sentito tante critiche rivolte al film Ultras di Francesco Lettieri, alcune anche gratuite ed immotivate. Tra queste, rientra quella citata poc’anzi: l’anonimo partenopeo rispedisce tutto al mittente pubblicando, con le consuete dinamiche (ormai la sorpresa è quando qualcosa viene annunciato…) la soundtrack completa composta per il lungometraggio.
GRAZIA, GRAZIELLA E GRAZIOCAZZ
Quattordici tracce per una robusta ora d’ascolto: nella tracklist trovano spazio canzoni più vicine alla forma canonica alternate a temi musicali che si disperdevano tra parole e rumori della pellicola. Fare una colonna sonora non è semplicemente piazzare canzoni nei tempi morti, ma è curare nel dettaglio anche il più semplice tappeto di sintetizzatori finalizzato ad esaltare uno spezzone recitato.
E se nei cento minuti circa le note tendevano a giocare a nascondino, complici gli altri brani di repertorio (Pino Daniele, Speranza e Righeira fra le altre) selezionate dal regista Francesco Lettieri, questo disco ci permette di (ri)scoprire Liberato, su piani d’interpretazioni diversi rispetto a quanto pubblicato finora.
Le composizioni si riconcorrono, succede quindi che “Rione Terra” anticipa il motivo portante di “O core nun ten padrone” (presente in versione “Apache” e “NNN”, due mix che definirei antagonisti, rimandando alla trama del film) oppure che alcuni episodi ricordano pubblicazioni passate (“A mamm’ e chi ‘nnallùcc'” ha riferimenti alla strumentale di “Me staje appennenn’ amò”) ma la sensazione generale, trascendendo da questo citazionismo self-made, è che siano proprio le composizioni, e non le canzoni, il focus principale di questo ascolto.
Liberato: Ultras – Soundtrack
Si chiama Ultras – Soundtrack, ma può serenamente essere un (secondo) disco dove Liberato amplifica la dimensione “da dj-set” che, in parallelo alle canzoni snocciolate nel corso di questi tre anni, è stata palesata in modo episodico con “Liberato I” (mix pubblicato in free-download poi scomparso dal web, dove la Nuova Compagna di Canto Popolare e Nino D’angelo incontravano M.I.A. e Childish Gambino) e “Nunn’a voglio ‘ncuntrà” (che sul disco diventa un pezzo di sette minuti e mezzo a metà tra house e tammurriate).
Qui i tempi dei brani si dilatano, lasciando vivere una retro-wave fatta di tastieroni corposi e casse acide in sospeso tra gli anni ’80 e ’90, attualizzati col piglio di chi questa musica l’ha divorata e fatta proprio registro artistico. Ci puoi sentire i Prodigy, Underworld (quelli di Born Slippy, li ricordate?) ma anche Moderat e Woodkid. Il colpo di classe è “Vien’ ccà” (senza “famm appiccià“, giusto per lasciare un riferimento in sospeso), a tutti gli effetti una suite compositiva di 14 minuti divisa un due parti: la prima è un robusto pezzo drum’n’bass, mentre la seconda esplode come moombahton in downtempo col cantato anglo-neapolitan ed il ritmo in levare che disegna nei timpani il sound dei Major Lazer di qualche tempo fa.
Vuless’ sta sul cu tte tonight pe capì tu che pienz’
La notte è il contesto ideale per chi fa dell’anonimato una bandiera, e trascorrere le ore buie con questo sound regala un viaggione pazzesco, più che mai solo mentale in questi giorni maledetti.
Liberato dimostra di saper comporre musiche (che è diverso rispetto a fare canzoni) e dopo essersi preso il palco alimenta il repertorio per spaccare la dancefloor ed i sound system. Ora che il progetto ha pubblicato un totale di quasi trenta pezzi inediti, sfido chiunque a parlare ancora di “fenomeno”. Che sia una persona, dieci o chissà quante altre, questo artista è diventato una solida realtà che crea canzoni e musiche per far ballare, emozionare e divertire, attingendo da elementi eterogenei ma declinati in una comune impronta estetica e stilistica.
Viva l’anonimato.
Per tutto il resto, grazia, graziella e graziocazz.
Giandomenico Piccolo