Dopo aver chiesto a Cristiano Godano (Marlene Kuntz) e Karim Qqru (The Zen Circus) come stessero impiegando il tempo in queste giornate casalinghe, abbiamo deciso di scocciare Alessandro Guercini, chitarrista della band perugina Fast Animals and Slow Kids. Ci ha regalato alcuni consigli d’ascolto, ideali come colonna sonora per ogni momento.

6 dischi consigliati da Alessandro Guercini
-
Yo La Tengo
Il primo è il nono disco degli Yo La Tengo: “And Then Nothing Turned Itself Inside-Out”. È un album del 2000 di un gruppo cardine dell’indie rock americano. Rispetto agli altri lavori, questo è un po’ più sul versante dream-pop, malinconico. Negli altri, invece, c’erano pezzi un po’ più chitarristici, distorti.
Si presta bene ad essere ascoltato la sera, prima di addormentarsi, o anche la mattina appena svegli. È molto calmo: si prende bene i suoi spazi. Secondo me è preciso per questo momento storico.
- Sembra quasi paradossale che in questo periodo, già di per sé malinconico, la gente ascolti “canzoni tristi”
Sì, hai ragione, ma penso sia giusto. È un momento buono per riflettere e questo tipo di musica è abbastanza efficace. Secondo me c’è bisogno di un attimo di tranquillità, di pace mentale.
Personalmente sto ascoltando soprattutto dischi in questo mood perché credo aiuti, nonostante sia, come osservi, paradossale la cosa. Leggevo che la musica pop viene ascoltata molto meno in queste settimane. Mi è capitato sottomano qualche articolo che parlava di un’inversione di tendenza sulle piattaforme musicali come Spotify o iTunes.
- E questo trend attuale pensi si perpetui anche in futuro al punto di imporsi, o ci potrebbe essere una sorta di nascita di un genere nuovo?
Ma guarda, nascita di un genere nuovo non ti so dire.
Credo che nel futuro più prossimo ci sarà bisogno di un tipo di musica un po’ diversa dal trend precedente. La musica dei giovani è basata sull’immediatezza, provano a catturare l’ascoltatore il prima possibile. Secondo me, ora che gli spazi sono più dilatati anche a livello temporale, in futuro avremo bisogno di musica per pensare più che per agire, come invece è accaduto finora.
-
Bryan Eno e Harold Budd
Il secondo album, sempre per restare in questo mood qui, è un disco del 1984 di Bryan Eno e Harold Budd, e si intitola “The Pearl”. Il genere è ambient, un tipo di musica perfetto per placare un po’ quell’ansia che, pur stando distesi, sottotraccia agisce e ci fa sentire costantemente preoccupati per i nostri cari e per il futuro.
Credo sia un disco ideale per astrarsi completamente dalla ruotine quotidiana e viaggiare, per quanto possibile, col pensiero. Non sono un grande esperto di musica ambient, è un album consigliatomi da Matteo Cantaluppi, produttore di Animali Notturni. Lui ne sa parecchio in fatto di ambient ed ha anche un progetto suo che consiglio: “PCM”.
- Effettivamente si sente parlare pochissimo di musica ambient
Sì, perché secondo me è un genere paradossalmente molto di nicchia che però ha dei riscontri anche nella musica più attuale. Basti pensare allo stesso Bryan Eno che è anche produttore dei Coldplay, degli U2. Credo che come genere sia bello di per sé ma è anche bello quando accompagna musica più popolare. Penso agli War on Drugs che hanno sempre questi tappeti di synth, ambientazioni molto “oniriche”.
-
Waxahatchee
Waxahatchee è una cantante americana che sto ascoltando parecchio; in particolare il suo ultimo disco uscito qualche mese fa dal titolo “Saint Cloud”. La considero una delle voci più belle della musica americana odierna.
Ho apprezzato anche il precedente “Out in the Storm” (2017), che si presenta sotto una veste indie rock classica. “Saint Cloud”, invece, è più country e radiofonico. Lei ha un bel modo di scrivere, i testi sono molti interessanti ed è bello quando in un disco la parte lirica -della quale devo ammettere di essere un po’ meno cultore- si lega in maniera così sensata come succede qui.
L’atmosfera è molto tranquilla. Forse è un album un po’ più pomeridiano, da ascoltare quando c’è il sole fuori dalla finestra e sai che noi puoi uscire.
Waxahatchee ha deciso di pubblicarlo in un momento molto difficile, mentre altri hanno deciso di rimandarne l’uscita. Lo reputo un segnale importante, seguito anche da altri artisti nostrani. È un modo per mostrare la propria vicinanza agli ascoltatori. A livello economico probabilmente non sarà facile, in Italia come in America o in qualsiasi parte del mondo, poiché mancherà la fase live e di presentazione. Per questo merita grande rispetto Waxahatchee e chi come lei ha deciso di non fermarsi.
- Sì, sicuramente è stato un atto di coraggio. E a proposito di questo, se anche voi aveste avuto un disco nuovo, come vi sareste comportati?
Credo che avremmo scelto di farlo uscire, nonostante tutto. Quando un disco è pronto, e tu aspetti uno o due anni per farlo uscire, la voglia di farlo sentire al mondo è più forte di tutte le considerazioni economiche del caso, perché fondamentalmente si parla di quello.
-
Blue Nile
Altro disco che sto ascoltando molto è A walk across the rooftops” dei Blue Nile, un gruppo scozzese anni ’80. Ha dei bei pezzi pop però replicati in chiave un po’ più “pensata”. Sono brani che necessitano del loro tempo, e sono abbastanza lunghi: il disco è composto soltanto da 8 tracce ma dura comunque 40 minuti. È pieno di spunti interessanti, e contiene suoni quasi introvabili per l’epoca in cui è uscito. Nella voce si sente un po’ l’influenza di Sting o dei The Police ma solo a livello di timbro; a livello sonoro invece somiglia a Peter Gabriel… ma sono comunque confronti da prendere con le pinze. È un disco adatto ad un’atmosfera notturna.
-
Young Guv
Per il quinto disco ci spostiamo su un versante più allegro. Si tratta di un doppio album del 2019: Guv I & II di Young Guv. Un esempio del buon power pop fatto in questi anni. Melodie molto aperte, scorre bene e abbastanza veloce nonostante sia un doppio. Il vero nome di Guv è Ben Cook ed è il chitarrista dei Fucked Up, gruppo hardcore canadese. È anche autore di musica pop: ha scritto dei testi per Taylor Swift e per i Sum 41, ed in questo disco qui si sente la sua capacità di saperci fare con delle melodie che ti rimangono attaccate in testa.
Probabilmente uno dei motivi per i quali lo sto ascoltando è ché mi riporta al viaggio di novembre a New York. Ascoltarlo è un modo per tornare indietro nel tempo, ad un periodo in cui tutto era decisamente più facile e spensierato. Quando lo metto sul giradischi mi viene in mente il negozio di vinili a Brooklyn dove l’ho acquistato. Rivivere quei momenti è una roba che mi tranquillizza.
E poi è comunque un bel modo per impiegare 40 minuti (o più).
-
Phoebe Bridgers
Un’altra cosa che sto ascoltando molto è Kyoto, il singolo di Phoebe Bridgers, anche lei una cantante americana. È carino anche il video. Avevano in programma di girarlo a Kyoto durante il tour in programma ma non è potuto accadere. Lo hanno modificato, e si vede che non è perfetto. ma è questo che lo rende divertente.
Santina Morciano