I dischi belli ci aiutano ad andare avanti, ultimamente anche un po’ di più.
Per fortuna non sono mancati, e se da una parte resta l’amaro in bocca per il potenziale ancora inesploso riguardo alla dimensione live, dall’altro credo di poter affermare con una certa sicurezza che mi sono ritrovato a lavorare su buonissima musica. Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato una recensione sul nuovo disco di Colapesce e Dimartino, il primo insieme intitolato “I Mortali”.
Una collaborazione cercata, voluta fortemente dai due artisti siciliani che ormai, da quindici anni, percorrono spalla a spalla i sentieri della musica altra. Quella che non entra in heavy rotation ma che affascina in modo innegabile i grandi discografici, sempre più spesso beccati ad attingere da questo floridissimo sottobosco.
L’importanza dei dischi collaborativi
Non è un caso, quindi, che il primo vagito collaborativo tra Lorenzo ed Antonio sia stato per Claudia (Lagona, per tutti Levante) – parliamo di “Lo Stretto Necessario”. Grazie all’impegno della label 42 Records e di Sony, le cose si fanno nettamente interessanti per questo progetto: dieci tracce registrate tra novembre e febbraio, parzialmente disvelate all’avvento del lockdown, quando tutto sembrava pronto per proiettare in orbita promozionale il duo. Purtroppo, non è andata così, i singoli si sono avvicendati e “Luna Araba” ha fatto da traino fino al cinque giugno, giorno che ha permesso a tutti di confrontarsi, dissezionare e metabolizzare questo disco ed il suo nucleo di forza vibrante.
A trainare il concept, le direttive tematiche fatte di adolescenza e mortalità. Siamo di passaggio, e questa terribile oggettività nasconde tutto il fascino della vita e la necessità di celebrarla attraverso la sua fase più delicata ed energica. Per edificare il suono, Colapesce e Dimartino si sono affidati ad un team di collaboratori impostato con l’idea della band. Producer storici fiancheggiati da superstar del momento come Frenetik&Orang3 e Mace, che torna dietro il banco di missaggio dopo il singolo “Immaginario”.
Il risultato parla di suono muscolare, tonico e teso nelle esplosioni elettro/analogiche come negli episodi più mansueti. Si parte dall’omaggio a Piero Ciampi in “Il prossimo semestre”, proseguendo con il trick testuale di “Rosa e Olindo” dove si racconta l’amore attraverso il terreno d’incontro di una delle storie più controverse d’Italia.
La tripletta “Cicale”, “Parole d’acqua” e “Raramente” porta in auge il bel canto italiano con macchine digitali a spingere sui volumi, respiro di pausa con le atmosfere retro-60ies di “L’ultimo giorno” che serve solo a preparare il timpano a quanto si scatena dopo pochi secondi. “Noia mortale” è un inno pop da palazzetti, forza che trasborda dal pentagramma e risucchia nell’euforia anche il gospel presente in “Adolescenza Nera”. Si arriva stravolti a “Majorana” che, per atmosfere, tematiche e sensazioni acustiche, appare come la sorella della bellissima “Bogotà”.
“I Mortali”, un disco esemplare
Cosa resta dopo un primo ascolto?
Una sensazione di malessere. Perché c’è tanta di quella roba in mezz’ora abbondante di musica che sembra d’implodere sotto la forza dei suoni e delle idee. Play dopo play si amplifica l’idea di confrontarsi con un disco veramente grosso, collaborativo e dunque raro nel panorama musicale attuale.
In Italia c’è stato un periodo, coinciso col tramonto degli anni ’70, quando le collaborazioni non erano solo “di facciata” ma serie opportunità per far crescere i progetto artistici coinvolti. All’alba del nuovo decennio tale attitudine sopravvive in modo continuativo solo negli ambiti hip-hop, mentre la musica autoriale sembra essersi chiusa in un malcelato egoismo.
Così non si va da nessuna parte, sia perché da sempre l’arte è collaborazione ed apertura ma anche perché il coinvolgimento di molteplici fan base può solo portare ad ampliare il proprio panorama. Disco che quindi diventa esemplare, e di tutto questo “Luna Araba” (volutamente tralasciata prima) diventa sintesi perfetta. Carmen Consoli poteva vestire i panni di special guest, ed invece si trova ad essere pari ruolo nelle rincorse vocali di Colapesce e DiMartino.
Per salvare la pelle
Abbiamo anche creduto
Alla resurrezione
Comprato armi in cerca di una protezione
Scopato per nascondere un dolore
Le parole d’amore una noia mortale(Noia Mortale)
Giandomenico Piccolo